Dopo la “cacciata” di Berlusconi, Sinistra, Destra, Sel e 5 stelle dimostrino che il problema è stato rimosso e l’Italia può ripartire. Alle 17,42 di oggi mercoledì 27 novembre 2013, i senatori della maggioranza che sostiene il Presidente del consiglio Enrico Letta e l’opposizione di Sel e del Movimento 5 stelle, hanno deciso di porre fine alla carriera parlamentare di Silvio Berlusconi.
La pronuncia a favore di una decadenza fin troppo scontata, è avvenuta per voto palese mentre fuori di Palazzo Madama, tra urla, pianti e spogliarelli pro e contro il reo, si consumava lo psicodramma di un addio destinato a lasciare tracce pesanti nelle istituzioni e nelle coscienze degli italiani.
Vediamo perché, cercando anche di capire cosa si profila all’orizzonte di una quadro politico quantomai ingarbugliato e scivoloso. Intanto c’è da dire che ora non ci sono più alibi per nessuno. Lo ha spiegato un imbarazzatissimo Alfano in maniera fin troppo ovvia.
Ma è questa la verità con cui Pd, grillini e maggioranza dovranno fare i conti dimostrando, fatti alla mano, che i guai del Paese erano davvero riconducibili in tutto o in buona parte esclusivamente all’ex premier. I numeri di questo Parlamento hanno deciso che Berlusconi, a seguito di una condanna definitiva per frode fiscale, doveva pagare. E il conto lo hanno presentato in termini esclusivamente politici.
Il problema non era e non è quello di mandare Berlusconi in galera. Sugli scranni del Parlamento prima e dopo la guerra hanno trovato spazio, accoglienza ed onori delinquenti abituali, farabutti di ogni risma, assassini, terroristi, ladri (tanti), puttane dichiarate e non, venduti, corrotti. E nei guai sono finiti veramente in pochi.
In carcere praticamente nessuno anche se spesso i palazzi del potere hanno offerto spettacoli di autentica indecenza fatta di quella impunità di cui voleva godere anche Silvio Berlusconi, nel solco di una generosità mascalzonesca e autoassolutoria verso quanti violavano e violano le leggi dello Stato dall’interno delle istituzioni.
Comportamenti e atti di cui nessuno si è mai vergognato e che tanto disgusto e sfiducia hanno alimentato nei confronti della politica da parte di quei cittadini onesti (tanti tantissimi), che da tempo chiedono ai partiti che siedono in Parlamento, una inversione di rotta radicale.
L’uscita di Berlusconi metterà fine al fenomeno consolidato e condiviso delle impunità vergognose e delle altrettanto vergognose omertà che purtroppo continuano a caratterizzare i rapporti politici? Sicuramente no. La questione di fondo, per tutti, non è mai stata la fedina penale o l’etica della politica. Compensazioni e interessi condivisi nel saccheggio dello Stato attraverso il sistema delle tangenti e della corruzione non è stato mai messo in discussione seriamente. Da nessuno, almeno fino alle ultime elezioni.
Va comunque anche detto che il Parlamento è lo specchio fedele di una nazione i cui cittadini, alla lunga, si sono rivelati decisamente migliori di chi li governa. Il sistema però resta debole, malato, senza difese immunitarie e prima o poi anche la pazienza dei deboli potrebbe finire. L’astensionismo elettorale ha assunto proporzioni inimmaginabili solo qualche anno fa. Ignorare questi segnali o la crescita dei movimenti antisistema evidenzia da parte di maggioranza ed opposizione, una sottovalutazione politica pericolosissima che in un futuro non lontano potrebbe presentare il conto.
Oggi la cacciata di Berlusconi placherà un po’ gli animi di chi lo voleva fuori a tutti i costi. Adesso però Pd, sinistra, grillini e Alfano dovranno dimostrare che l’auto Italia non ha più il freno a mano tirato e dovranno spiegare ai propri elettori che, negli ultimi venti anni, il testimone dell’esecutivo non è passato di mano tra destra e sinistra ma è stato tenuto saldamente in mano dal solo Berlusconi con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Molto arduo dimostrarlo quando, a sopravvivere allo sfascio totale è solo la difesa bipartisan dei privilegi assurdi di una casta mai sfiorata dalla vergogna e dal pudore.
Il Cavaliere, che paga per malefatte, errori e comportamenti cementati da sentenze stilate da una magistratura poco indipendente e politicizzata quanto basta per condizionare il corso della politica, ora è definitivamente fuori dal Parlamento, ma non certo dalla politica.
E questo lo sanno per primi quanti hanno decretato l’ interdizione di Berlusconi dai palazzi del potere. Per sei anni non lo vedremo più nè a Montecitorio né a Palazzo Madama. Ma la cacciata non impedirà al Cavaliere di giocare comunque la sua partita, personale e politica. Chi lo conosce bene sa che non mollerà la presa, si difenderà e tenterà l’impossibile per tornare a galla e riprendere in mano, probabilmente senza fortuna, la guida di un centrodestra e di un Paese che non sono più quelli di venti anni fa.
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