A scuola di senzatetto perché vivere senza casa è possibile. Dagli Usa arriva la notizia di un ex programmatore di computer, oggi disoccupato e per questo finito a vivere in strada, che proprio dalla sua esperienza ha pensato di trarre vantaggio per sé e per gli altri. Mike Momany, 44 anni, di professione homeless, si è inventato un corso per insegnare ad altri nelle sue condizioni come fare a non vivere sotto i ponti. Lo fa nella speranza di incassare abbastanza soldi dai suoi corsi per smettere lui per primo di vivere in mezzo alla strada. Dal momento in cui la fortuna gli ha voltato le spalle Mike, dice lui, ha “cominciato a praticare una forma di minimalismo” per vedere se era possibile sopravvivere a Seattle senza soldi, mentre la città diventava sempre più costosa. Da questa esperienza ha tratto vantaggio: innanzitutto di capire che “la condizione di senza casa non è niente da temere”, anche se non è la massima aspirazione. Una volta capito che è possibile cavarsela, poi, ha deciso di rendere partecipi della sua esperienza sia aspiranti homeless che semplici curiosi (questi ultimi sicuramente più numerosi dei primi, squattrinati per ovvie ragioni)
Ecco quindi la programmazione di un corso speciale fatto di lezioni pratiche di vita senza tetto. Tre giorni di full immersion, al costo ‘promozionale’ di 750 dollari, oltre alle spese vive (la cifra intera per il corso è 2mila $) per un tour sulla strada, con sosta negli ostelli per le ore notturne. Tutti possono parteciparvi, anche se al momento l’offerta è per soli uomini non essendo questi ostelli di uso promiscuo. Ma al corso non si arriva sic et simpliciter: i candidati hanno un colloquio d’ammissione, ovvero devono saper dimostrare che hanno la stoffa giusta per resistere.
La sicurezza è garantita da apparecchi GPS, che consentiranno di monitorare gli spostamenti degli allievi in tempo reale via computer. Ma se qualcuno dei discepoli dovesse avere una resipiscenza causata dal provare una sorta di vergogna sociale?
“Il primo passo sarà mimetizzarvi, al punto che nessuno potrà riconoscervi – consiglia the Teacher – Così eviterete la vergogna di essere scoperti da amici e conoscenti, e avrete anche la credibilità necessaria per essere accettati dai veri homeless».
Variegato il programma del tour: dagli incontri con senzatetto doc, alla notte (la prima) in un rifugio per i poveri con cena a base di frutta e vegetali raccolti per strada. Al secondo giorno sveglia all’alba e subito fuori a vagare per la città. Per chi se la sentirà ci saranno anche lezioni su come stendere la mano per chiedere elemosine e come adattare una panchina a giaciglio per la notte. Pranzo gratis in una mensa frequentata dagli homeless e finanziata dalla Gates Foundation e la cena da Fare Start, un programma che insegna ai disoccupati a cucinare e servire nei ristoranti. La seconda notte sarà in un vero albergo nella zona downtown della città, per potersi poi alzare alle tre del mattino e vagare nelle aree dove i veri homeless dormono all’addiaccio.
Secondo Momany sarà per i partecipanti un’esperienza indimenticabile che insegnerà loro come vivere senza casa, sensibilizzandoli al problema crescente dei poveri che non hanno un tetto. Piovono invece copiose le critiche di chi lo accusa duramente di sfruttare la disgrazia degli altri per fare soldi, organizzando giri turistici nella miseria, a scopo di lucro, per soddisfare la curiosità malata di persone abbienti. A queste critiche Mike risponde che donerà un quarto dei profitti ai centri di assistenza che lo ospitano. Ma, soprattutto, smetterà lui di passarci la notte. Good Luck!
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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