Il posticipo del Meazza ha chiuso un turno che vede la Juve allungare in vetta con un +5 sulla Roma e il Napoli riportarsi minaccioso a sole tre lunghezze dai giallorossi.
A San Siro, la Roma, per lunghi tratti, la partita, gioca da par suo e lo fa contro una delle migliori versioni stagionali del tremebondo Milan odierno. Ne esce una gara molto bella, ricca di emozioni, reti, episodi dubbi (ma ben giudicati da Rocchi, salvo un rigore su Kakà), occasioni sciupate anche in pieno recupero (vedi Balotelli e Gervinho) che avrebbero potuto far pendere la bilancia da una parte come dall’altra.
Da questa “roulette russa” è scaturito, però, un 2-2 bello per gli occhi, meno per le rispettive classifiche. Il Milan resta in bilico tra parte sinistra e destra della graduatoria, con desolanti 19 punti, la Roma perde due punti dalla capolista Juve.
Da segnalare l’ennesima prestazione monstre di Gervinho e la seconda rete consecutiva di un Destro che è il vero acquisto della Roma. Dopo 59 giorni si è rivisto in campo Totti, ma solo a ripresa inoltrata. Troppo poco per giudicare.
Quanto al programma domenicale: la Juve, dopo l’eliminazione shock di Istanbul, rialza prontamente la testa e sfoga la sua rabbia contro il malcapitato Sassuolo, sommerso da quattro reti (tre a firma Tevez e primo pallone che l’argentino si porta a casa). E potevano essere il doppio.
Nella gara serale, spettacolo al San Paolo dove, nella sfida tra grandi ex (mai troppo amati dalle vecchie tifoserie), Benitez guida il suo Napoli ad un elettrizzante 4-2 sull’Inter di Mazzarri. Per i partenopei solito luna park davanti e fase difensiva da brividi. Per l’Inter progressi nel gioco ma il livello complessivo è distante anni luce dalle tre battistrada.
Per la Lazio, tre punti d’importanza capitale all’Olimpico contro il modesto Livorno. Un 2-0 che porta l’esclusiva firma di un Klose, tornato mattatore e forse punto nell’orgoglio dalle accuse di scarsa dedizione alla causa biancoceleste. Che l’obiettivo principale del “kaiser” fosse il Mondiale era cosa nota. Di qui a fare della Lazio una palestra in vista degli impegni in maglia bianca, però ce ne corre. Ma le responsabilità sono, in primis, della società, colpevole di aver avallato una simile strategia. Bene tutta la squadra, comunque, a partire da un dirompente Candreva. Vittoria che dà ossigeno alla classifica e, ancor più, a Petkovic che dovrebbe mangiare il panettone nella capitale. Se questo sia un bene è ancora presto per dirlo.
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