Con i ruoli cristallizzati alla nascita di maschi e femmine si fabbrica il ruolo di moglie-madre-servadicasa-oggettosessuale che all’occorrenza diventa preda.
Un maniaco si aggira per le strade di Bologna. Sono già 4 le vittime di tentati stupri da parte un biondino di 25 anni, corporatura esile, accento inglese. Il suo identikit è stato pubblicato da tutti i giornali di Bologna.
Ormai gli inquirenti dopo le testimonianze sono concordi nel ritenere che il responsabile di queste violenze sia uno solo e non una situazione di gruppo o una recrudescenza della violenza maschile in città.
I consigli abbondano. State attente, non uscite sole, non frequentate strade buie o posti isolati. Sono indicazioni rivolte alle donne in una città come quella di Bologna dove tutto sommato la libertà personale di movimento in sicurezza era ed è un dato acquisito anche per la popolazione femminile.
Anche se tutte le amiche che frequento quando escono di sera si premurano di usare l’auto o di uscire in compagnia.
Mentre tutti noi speriamo che il maniaco sia prontamente fermato e messo nelle condizioni di non nuocere più a nessuno, dobbiamo porci un interrogativo sul quale riflettere adeguatamente: esiste la libertà per le donne di muoversi senza paura di essere “preda” del maniaco di turno e del branco di stupratori?
Quante volte abbiamo sentito le frasi giustificazioniste come “se rimanevi a casa non ti succedeva nulla” oppure “certe mise provocanti…” favoriscono la violenza come se le donne dovessero andare in giro col burqua?
È fin troppo facile notare che le “prede” sono sempre donne o ragazze perché la sessualità maschile per come si è strutturata storicamente non è mai stata messa in discussione seriamente soprattutto nella sua sfera di potere o strapotere.
La relazione fra i sessi è dominata dall’idea che la “differenza” tanto cara, per esempio, in Vaticano (dove si combatte strenuamente la teoria del “gender” in modo addirittura ossessivo) sia cristallizzata in ruoli definiti una volta per tutte.
Infatti la giaculatoria quotidiana è che la “famiglia naturale, quella composta da un uomo e da una donna, è iscritta da Dio nel cuore degli uomini” ab aeternam.
Quindi guai a pensare a giochi validi per maschietti e femminucce, guai a parlare di genitori anziché di padre e madre, guai a mettere in discussione il fiocchetto rosa per le femmine e quello azzurro per i maschi, le pistole per i bimbi, le bambole per le bambine.
Sono i ruoli cristallizzati tra uomo e donna costruiti fin dentro la pancia della madre da quando si fa l’amniocentesi per scoprire il sesso del nascituro. È così che si fabbrica il ruolo di moglie-madre-servadicasa-oggettosessuale che all’occorrenza diventa preda.
Bologna e l’Emilia Romagna sono una eccezione? In parte si, qui si vive meglio che altrove e un po’ di libertà in più per le donne c’è. Però anche qui niente democrazia domestica: le donne in casa lavorano mediamente 4 ore in più dei maschi dopo l’orario normale di impiego e i maschi non fanno quasi nulla. Non tutti ovviamente, ma buona parte come nel resto del Paese.
E poi dopo una certa ora coprifuoco, le donne e le ragazze non possono più andare in giro da sole senza correre il serio rischio di essere infastidite, quando va bene, o molestate fino al vero e proprio tentativo di stupro. Questo anche a Bologna, come nel resto del mondo.
Presidente di Gaynet Italia
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