Il programma delle privatizzazioni entra nel vivo. A dare corpo alla fase uno del processo di alienazione di quote di società pubbliche, che dovrebbero garantire benefici finanziari per lo Stato dell’ordine di 8 – 9 miliardi di euro nel 2014, è proprio il ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni.
Oggi, in audizione davanti alla commissione Lavori pubblici e Comunicazioni del Senato, il titolare di via XX Settembre, ha chiarito che
le motivazioni che hanno spinto l’Italia a intraprendere e realizzare un così ampio processo di dismissione di aziende pubbliche sono state diverse, la più importante delle quali è stata l’esigenza di ridurre in modo consistente il debito pubblico”.
Il ragionamento di Saccomanni è lineare: il programma di privatizzazioni realizzato in Italia tra il 1992 e il 2005 ha portato nelle casse del Paese qualcosa come 100 miliardi di euro, e interessato 30 aziende pubbliche.
La risultante riduzione del debito – stima il ministro – ha determinato una minore spesa per interessi nell’ordine di 30 miliardi in termini cumulati”,
riducendo il debito sul prodotto dal 121,2% del 1994 al 105,7% nel 2005.
Secondo il disegno della maggioranza, si inizia con l’alienazione di quote di Poste Italiane ed Enav – ma anche si StMicroelectronics e Eni – da chiudere
nel miglior modo possibile e in tempi brevi”, tenendo conto “della situazione dei mercati finanziari” per tutta la durata della vendita, senza intaccare in alcun modo il “controllo pubblico e non compromettendo gli obiettivi strategici”.
Saccomanni ha precisato come sia necessario
distinguere tra cessioni di partecipazioni dirette e dismissioni di partecipazioni indirettamente detenute”.
La capitalizzazione delle prime verrà utilizzata per la riduzione del debito pubblico, mentre le risorse derivante dalle seconde andranno a beneficio delle società azioniste dirette per la riduzione del proprio indebitamento.
In ogni caso questa prima tranche di dismissione di quote di minoranza
“non preclude al Governo – ha aggiunto il ministro – di dismettere in futuro ulteriori quote”.
Non solo Poste ed Enav, però, sono sotto la lente del governo Letta, che invece
guarda con favore a ipotesi concrete di dismissione di partecipazioni che potranno essere realizzate da proprie società controllate”.
Il riferimento è ovviamente a Ferrovie dello Stato, Cassa depositi e Prestiti, e Fincantieri.
Fincantieri per la quale potrebbe profilarsi una riduzione della quota di partecipazione dello Stato a fronte, ha spiegato ancora Saccomanni, di
un aumento di capitale della società, da realizzare contestualmente all’operazione di quotazione” visto che “le accresciute risorse potrebbero favorire il potenziamento della strategia industriale”.
Critici Silvia Velo e Matteo Orfini, deputati del Pd, che non condividono
“la necessità di indirizzare le risorse che saranno ricavate dalle privatizzazioni unicamente a far diminuire, seppur simbolicamente, il debito. Correggere questa impostazione, destinando le risorse a politiche di sviluppo, significa proprio dare concretezza a quel cambiamento dell’azione di governo di cui c’e’ assoluto bisogno”. Stiamo svendendo tutto il nostro patrimonio con il solo intento di fare un po’ di cassa – ha invece dichiarato Ciccio Ferrara, di Sinistra Ecologia Libertà e componente della commissione attività produttive di Montecitorio – precludendo da qui ai prossimi anni, qualsiasi ipotesi di sviluppo e di rilancio dell’economia”.
“la necessità di indirizzare le risorse che saranno ricavate dalle privatizzazioni unicamente a far diminuire, seppur simbolicamente, il debito. Correggere questa impostazione, destinando le risorse a politiche di sviluppo, significa proprio dare concretezza a quel cambiamento dell’azione di governo di cui c’e’ assoluto bisogno”.
Stiamo svendendo tutto il nostro patrimonio con il solo intento di fare un po’ di cassa – ha invece dichiarato Ciccio Ferrara, di Sinistra Ecologia Libertà e componente della commissione attività produttive di Montecitorio – precludendo da qui ai prossimi anni, qualsiasi ipotesi di sviluppo e di rilancio dell’economia”.
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