Tragedia a Milano. Ha confessato il salvadoregno, Victor Hugo Menjivar, 37 anni: “Ho perso la testa”.
Era pomeriggio quando ieri il 37 enne Victor Hugo Menjivar, si è recato in Via Segneri 4, zona Lorenteggio, periferia sud-ovest del capoluogo lombardo, per una giornata da trascorrere con il figlio piccolo, in compagnia dell’amica di famiglia domenicana Libanny Meijia Lopez, la donna 29 enne trovata sgozzata nella sua casa insieme al figlio di tre anni, Leandro. A trovare i corpi, in due stanze diverse, la madre della vittima. La chiamata al 118 é arrivata intorno alle 16:10 del pomeriggio di ieri.
A dare l’allarme sono stati i vicini di casa, richiamati proprio dalle urla della donna che continuava a ripetere: “Me l’hanno uccisa”. Gli inquirenti parlano di una “scena del crimine raccapricciante” trovata al loro arrivo. Il piccolo e la madre giacevano in un lago di sangue in due stanze diverse. Anche per questo si pensa che le due vittime siano state entrambe uccise: la porta di casa era semplicemente accostata. Il corpo della donna è stata ritrovato nudo nel soggiorno con una profonda coltellata alla gola, mentre il figlio era riverso in bagno, anche lui ferito a morte all’altezza dell’ugola, vestito del pigiama.
I vicini di casa della donna, residenti in un palazzone del noto quartiere popolare milanese Giambellino: “E’ la prima volta qui che qualcuno viene ucciso. La ragazza abitava lì da pochi mesi ed era solita tornare a casa dal lavoro attorno alle 21”.
Nel pomeriggio 15 persone sono state portate in commissariato per essere ascoltate: tra loro ci sarebbero il fratello e la sorella della vittima e il fratello del convivente nonché alcuni testimoni. Proprio il fratello del convivente sarebbe stato minacciato dalla sorella della donna uccisa: “Tuo fratello è un uomo morto” gli avrebbe urlato contro. Il padre del piccolo Leandro invece, ignaro di tutto, é arrivato sul luogo del delitto intorno alle 19.
Ennesimo femminicidio causato, si pensa, dalla gelosia e dalle tante avances fatte dall’assassino e non ricambiate dalla propria vittima. Il bimbo era un testimone scomodo, così é trapelato dal lungo interrogatorio in commissariato.
Nata e cresciuta a Roma, si laurea presso l'Accademia di Costume e Moda di Roma, trattando la propria tesi sulla "Nascita e l'evoluzione del giornalismo di moda". Curiosità, determinazione e voglia di crescere professionalmente caratterizzano il mio profilo.
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