Il 96,6% ha votato per il ricongiungimento, come prima del 1954. E’ stato un vero e proprio plebiscito il referendum che si è svolto ieri in Crimea, stando i risultati ufficiali diffusi oggi secondo i quali il 96,6% degli elettori ha votato “sì” all’annessione della penisola ucraina alla Russia. Solo il 2,5% degli elettori hanno scelto di rimanere nell’Ucraina con una maggiore autonomia, sempre secondo i dati diffusi dalla commissione elettorale. Il Consiglio Supremo della Crimea aveva approvato una risoluzione di dichiarazione di indipendenza lo scorso 11 marzo per aprire la strada al referendum che si è svolto ieri.
Un plebiscito rafforzato dalla scarsa affluenza dei non russi, ma comunque di dimensioni ben oltre le attese per la penisola dove, su 2 milioni di abitanti, il 59% è di origine russa e il 77% ha il russo come prima lingua (secondo la commissione elettorale locale, l’affluenza è stata del 73,14%). E se sono ancora imprevedibili in buona parte le conseguenze a livello internazionale e per la stabilità dell’Europa, a urne chiuse Barack Obama ha dovuto abbandonare gli auspici di una soluzione diplomatica e minacciare “costi crescenti” per la Russia, che si conferma pronta a “rispettare la volontà del popolo di Crimea”.
Ieri sera si ipotizzavano tre mesi al massimo per “riconoscere e accogliere” la richiesta di Sinferopoli. Anche l’Ue si appresta a varare, già oggi, un primo pacchetto di misure concordate dal Consiglio europeo del 6 marzo. Nelle stesse ore, il premier della Crimea Sergey Aksyonov volerà nella capitale russa per “portare e illustrare” i risultati del voto di ieri.
È la crisi più grave tra Russia e Occidente dopo la fine dell’Urss. Una crisi che rischia di durare ben più a lungo di quella scattata nel 2008 con l’intervento dell’esercito russo in Ossezia del Sud.
Il presidente americano Barack Obama ha evocato eventuali sanzioni supplementari contro la Russia e ha ammonito il presidente russo Vladimir Putin che gli Stati Uniti e i loro alleati non riconosceranno “mai” il risultato del referendum di ieri in Crimea. Nel corso di una conversazione telefonica con Putin, Obama ha sottolineato che il ‘referendum’ in Crimea, che viola la costituzione ucraina e si è svolto sotto la minaccia dell’intervento militare russo, non sarà mai riconosciuto dagli Stati Uniti e dalla comunità internazionale”. Obama ha aggiunto che “le azioni della Russia violano la sovranità dell’ Ucraina e la sua integrità territoriale” e che “in coordinamento con i nostri partner europei, siamo pronti ad imporre delle sanzioni supplementari contro la Russia”. Dal canto suo Putin ha ribadito la posizione di Mosca, cioè che il referendum in Crimea “è pienamente conforme” al diritto internazionale.
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