In carcere l’ambasciatore italiano in Turkmenistan: è stato fermato nelle Filippine per violazione della legge che tutela i minori.
Tale legge, datata 1972, vieta di farsi trovare in compagnia di bambini sotto i 12 anni senza legami familiari o di altra natura giuridica e prevede come pena massima il carcere a vita.
Daniele Bosio, 46 anni è accusato da due testimoni, due donne che gestiscono un centro di tutela per i bambini di strada, di aver molestato i bambini che aveva con sé, nella piscina di un resort a 90 chilometri da Manila, costringendoli a subire le sue attenzioni sessuali. L’uomo è stato attentamente osservato dalle due testimoni che hanno chiesto ai piccoli quale relazione ci fosse con l’adulto: “è il mio daddy”, avrebbe risposto uno dei tre. Bosio ha ammesso invece: “bambini di strada che ho portato qui dopo averli incontrati a Manila e aver parlato coi loro genitori”. I bambini, 9 10 e 12 anni, interrogati hanno ammesso di avere ricevuto vestiti, caramelle e forse qualche soldo.
In un fascicolo di 27 fogli, scritti in inglese e in filippino, c’è la ricostruzione di una vicenda che appare da subito molto torbida. Il giudice ha convalidato il fermo ritenendo che la difesa del diplomatico non fosse convincente. Subito dopo il fermo Bosio era stato lasciato libero, pur con il divieto di uscire dal Paese. Poi, poche ore dopo la decisione di tradurlo nel carcere di Bynian dove, come specificato dallo stesso capo della polizia, «si trova insieme agli altri detenuti, non gli è stato riservato alcun trattamento speciale». Non può più usare il cellulare, né accedere a internet come invece era accaduto fino a domenica sera. La Farnesina, dal canto suo, ha già disposto la sua sospensione dall’incarico, dimostrando di non ritenere infondate le contestazioni.
Intanto si scava sul passato di Daniele Bosio per scoprire quanti altri viaggi abbia effettuato nelle Filippine, se sia stato in altri luoghi dove potrebbe aver adescato altri bambini. Bosio ha svolto attività presso alcune organizzazioni di assistenza all’infanzia a New York, dove ha lavorato nel consolato generale prima di essere nominato rappresentante diplomatico in Turkmenistan. E’ dunque fondato il timore che dal suo passato possano emergere altre vicende analoghe a quella per la quale ora viene accusato.
Una delle testimoni ha rilevato al quotidiano filippino The Inquirer di aver avuto una discussione con il diplomatico italiano durante la richiesta di conoscere particolari sulla frequentazione di questi tre bambini. Soprattutto se il suo comportamento con bambini italiani sarebbe stato il medesimo. Lui avrebbe risposto di no, ammettendo di averli portati con sé «per comprare loro vestiti e medicine». In realtà, aggiunge la donna, «in seguito abbiamo scoperto che aveva offerto del denaro ai bambini. Loro hanno detto che li aveva portati nel suo appartamento, dove aveva fatto loro la doccia e i bambini erano nudi.
Il capo della polizia di Laguna, Romulo Sapitula, ha raccontato che: «I bambini hanno dichiarato di aver fatto il bagno insieme a Bosio, che li ha lavati e ha strofinato i loro corpi, ma ovviamente sappiamo che le intenzioni dell’uomo erano altre».
Laguna è una città tristemente nota per essere meta di turismo sessuale, a prevalenza omosessuale. Dal 2005 al 2010 il governo italiano ha finanziato, attraverso un progetto della Ong italiana Cifa, la costruzione di un centro per assistenza dei bambini.
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