Renzi con Padoan e Delrio
Non eletto da un consenso popolare ma legittimato, alla grande, dal voto di ieri, il governo Renzi supera lo scoglio delle europee e guarda al futuro con tutta tranquillità. Scemato il pericolo Grillo e registrati gli ultimi rantoli del ventennio berlusconiano, il premier, forte di un risultato mai raggiunto dal partito più grande della sinistra italiana può ora dedicarsi, con maggiore concentrazione, a programmi, riforme e Paese. La grande maggioranza degli italiani, consapevole del fatto che la guerra di posizione tra partiti non aveva dato fino ad oggi risultati in grado di attenuare gli effetti di una crisi economica, sociale e istituzionale senza precedenti, hanno deciso di puntare su un solo cavallo. Con convinzione ed un briciolo di speranza.
Matteo Renzi al suo seggio
Adesso la palla passa all’ex sindaco di Firenze che con quel 40,81% dei consensi ricevuti dalle urne ha ottenuto tre risultati impensabili solo qualche giorno addietro. Il primo e il più evidente è che, una volta bastonate le velleità dei Cinquestelle, alternative a lui, per il momento, non ce ne sono. L’obiettivo, dunque, di arrivare senza affanni al 2o18 non è poi una bestemmia.
Il secondo risultato lo ha ottenuto all’interno del partito: nuova sconfitta per le cariatidi delle vecchia nomenklatura, evanescente nel corso della campagna elettorale, spiazzata e senza programmi oggi, orfana di un partito, quello dei Veltroni dei D’Alema dei Bersani dei Bindi e dei Napolitano, che non riesce proprio a nascondere la scarsa voglia di passare il testimone alla squadra dei giovani della Leopolda.
Veltroni e D’Alema protagonisti della politica già con il bianco e nero
Terzo scenario, la sconfitta della destra sia di opposizione che di governo e l’eclisse inappellabile del cosiddetto “terzo polo”. Facendo emergere in maniera clamorosa contraddizioni, ambiguità, personalismi e soprattutto mancanza di progetti politici degni di questo nome, Renzi, nell’ambito della maggioranza ha calamitato l’ anemico e gracile Ncd di Alfano e Casini relegando in un angolo sterile della politica Berlusconi ed il suo impossibile sogno di rinascita.
Berlusconi e Alfano
Ma la vittoria ha regalato al presidente del Consiglio anche un’altra cosa: la scomparsa dei “tutori” tanto cari al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, quei “moderati” espressione dei poteri forti di Mario Monti, Fare e Centro democratico di Tabacci. Per l’ex rettore della Bocconi e la compagnia di giro che si è trovato a governare per una brevissima quanto inconcludente e disastrosa stagione politica, le elezioni segnano la fine di tutto e, soprattutto, il tramonto di un equivoco che vorrebbe gli italiani affezionati a riedizioni più o meno mascherate della vecchia “balena bianca” anni duemila, in salsa liberal democratica.
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