Chi l’avrebbe mai detto che l’autore del Manifesto degli intellettuali fascisti, avrebbe avuto molto da ridire sul discorso della “inferiorità della razza ebraica”, da sottomettere alla superiorità ariana. Eppure Giovanni Gentile, si opponeva proprio a questa congettura perversa, influenzata dalle teorie di Rosemberg nel Terzo Reich, che aveva rapito fortemente il pensiero di Benito Mussolini. È questo l’atteggiamento forte che emerge chiaramente dalla ricostruzione dello storico Paolo Simoncelli, professore di storia moderna alla Facolta’ di Scienze Politiche dell’ Universita’ di Roma ” La Sapienza”, nel suo interessantissimo saggio ” Non credo neanch’io alla razza. Gentile e i colleghi ebrei”. Un’acuta dissertazione scientifico-filosofica in cui il fondatore della Enciclopedia italiana, nonchè ministro e riformatore della scuola italiana Giovanni Gentile, si fa portavoce di una “verità da difendere”come si prodigò a dichiarare lui stesso, annunciando di voler affrettare la richiesta di udienza all’allora segretario particolare del duce, Osvaldo Sebastiani. Dunque Gentile, al contrario di alcuni superfascisti come Preziosi ed Evola che dalle colonne della rivista “La difesa della razza” si battevano per l’adozione di alcune misure già da adottate da Hitler in Germania, non credeva nelle leggi razziali promulgate nel 1938. Gentile all’epoca si mostrò fortemente motivato ad “occuparsi di trovare una soluzione alle presenti difficoltà”, secondo quanto scriveva all’intellettuale ebreo, suo collega, Oskar Kristeller il 24 agosto, prima del tanto atteso confronto con Mussolini che si sarebbe tenuto di li a pochi giorni, il 29 agosto del 1938. Il contenuto del colloquio, oggi è ricostruibile sulla base di alcuni documenti e relative testimonianze, in parte editi, che all’epoca non furono messe in relazione con l’udienza con il capo del Fascismo. Un chiaro riferimento sulla inutilità e sostanziale stupidità di quei provvedimenti troviamo nelle lettere che il filosofo si scambiava (il libro è “Faremo grande università”) con Girolamo Palazzina all’epoca direttore amministrativo dell’Università Bocconi, preoccupato per il mantenimento in servizio di docenti ebrei appena pochi giorni prima dell’ udienza: ” Non credo neanch’ io alla razza e l’ho detto ben forte a chi di ragione”, si riferiva chiaramente al duce.
F.C.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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