Da una parte la proclamazione del Califfato e la scelta della sua guida spirituale e politica, Abu Bakr al-Baghdadi, leader dei sunniti radicali in rivolta in Iraq e rappresentante del nuovo jihad che vuole svincolarsi da un’ala più tradizionalista. Dall’altra, la fazione storicamente legata al leader di Al-Qaida Ayman Al Zawahiri, successore di Osama Bin Laden, che non guarda di buon occhio le degenerazioni causate dal “nuovo Islam”. Al centro, un Parlamento eletto ad aprile riunitosi oggi per la prima volta, che non riesce a formare un esecutivo forte e individuare il nuovo premier.E’ iniziato così un altro giorno di violenze in Iraq, dove i trecentoventotto parlamentari a Baghdad non hanno trovato l’intesa per eleggere un presidente d’assemblea e, non avendo raggiunto il quorum di presenti necessario, sono stati costretti a convocare un’altra seduta per martedì prossimo. Rinviata così anche l’elezione del presidente della repubblica e del capo del governo che, secondo la Costituzione irachena, potreanno essere nominati solo dopo l’elezione del presidente del Parlamento. Il premier uscente Nouri al-Maliki mira ad una rielezione, ma è stato aspramente contestato da curdi e sunniti, contrari ad un ipotetico terzo mandato consecutivo. Anche il Grande Ayatollah sciita Ali Al-Sistani ha chiesto ai parlamentari di scegliere un altro candidato e di accordarsi in fretta, per evitare lunghe trattative che potrebbero destabilizzare maggiormente il Paese e dare più spazio ai jihadisti. Secondo dati recenti dell’Onu, infatti, l’offensiva estremista ha causato circa duemilacinquecento morti nell’ultimo mese, di cui più della metà tra i civili.
Stati Uniti, Russia e Iran hanno dichiarato, ancora una volta, di voler sostenere l’esercito ufficiale iracheno, fedele al premier uscente. Il presidente Barack Obama ha annunciato l’invio di altri duecento militari americani per difendere l’ambasciata e l’aeroporto della capitale e “proteggere così i cittadini Usa e le loro proprietà. Soldati che, se necessario, sono equipaggiati per il combattimento“. Commentando poi la proclamazione del califfato da parte dei sunniti ha affermato che “la dichiarazione jihadista non significa nulla“.
E neanche i ribelli siriani approvano la creazione di uno Stato musulmano universale, ritendola “nulla e non avvenuta, legalmente e logicamente“, mentre in Libia i qaidisti del Maghereb hanno deciso di riunirsi per discutere se appoggiare Al-Qaida o seguire lo Stato islamico dell’Is e il suo califfato. Si è quindi ad una svolta, all’interno dell’estremismo islamico, che potrebbe portare ad un nuovo assetto del terrorismo e mostrare scenari finora inediti: Al-Qaida e il mito di Bin Laden verranno soppiantati dall’astro nascente iracheno Abu Bakr al-Baghdadi? E davvero un regime politico scomparso da novant’anni, il califfato, potrebbe tornare in auge in una regione così devastata come l’Iraq?
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy