Un uomo senza memoria, vittima di un incidente, si ritrova catapultato presso un’immensa struttura architettonica chiamata Ponte. Qui in un’immensa città costruita sopra molteplici livelli, vige una società dal vago sentore kafkiano, dove gli abitanti sono rigidamente divisi in caste, vivendo in settori separati, ignari tutti dell’origine del Ponte.
Queste le premesse del romanzo di Iain Banks, Il ponte, edito da Meridiano Zero nel 2013, precedentemente pubblicato in Italia con il titolo di Corpo a Corpo. L’autore, uno dei più grandi scrittori di fantascienza britannica, scomparso lo scorso anno, dimostra ancora una volta con questo romanzo di fiction mainstream, tutto l’estro, l’inventiva, l’intelligenza che lo ha contraddistinto nell’arco della sua prolifica carriera.
Il Ponte è un romanzo complesso, onirico, denso, avvincente e nello stesso tempo difficile. Difficile, prima di tutto, perché la narrazione verte su tre livelli distinti, dove i personaggi appartengono a dimensioni differenti di realtà. In uno di questi vi è l’universo del Ponte, una civiltà babelica dove si parlano dodici lingue diverse, con protagonista John Orr, un uomo vittima di un incidente, totalmente privo di ricordi, il cui nome è stato inventato dai soccorritori che lo hanno rinvenuto. In un altro, vi sono i sogni di Orr, suggestivi e allegorici, dove tra gli altri, il lettore farà la conoscenza di un barbaro e il suo famiglio in alcune strampalate avventure, debitrici di un certo immaginario heroic fantasy, riutilizzato in chiave parodica.
Infine l’ultimo livello, l’Inghilterra degli anni 60/70, in particolar modo la Scozia, con la storia d’amore di Alex e Andrea. Non mancano in quest’ultima parte i riferimenti politici al governo Thatcher che viene criticato aspramente. Il maggior pregio del romanzo tuttavia, non è tanto la trama in sé, quanto piuttosto la relazione che s’instaura tra i differenti livelli narrativi e il susseguirsi di visioni oniriche che perseguitano John Orr. La difficoltà maggiore consiste nel seguire i pezzi narrativi dedicati al barbaro e al suo famiglio, dove l’autore utilizza un alfabeto del tutto particolare: più un pregio che un difetto, questa e altre idee geniali, riescono a fare del romanzo, un testo anomalo, originale, sopra le righe. Non per nulla lo stesso Banks ha dichiarato che è proprio Il Ponte il suo romanzo preferito in assoluto.
In definitiva, Il Ponte potrebbe essere letto semplicemente come un libro di sogni, un poema in prosa che illustra in maniera magistrale il teatro onirico della psiche umana.Il finale, non inferiore al resto, chiarisce molti dei misteri che avevano caratterizzato la narrazione e conferisce una maggiore profondità al tutto, soddisfano appieno la curiosità del lettore.
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