“Mille giorni sono l’ultima chance per recuperare il tempo perduto, il cartellone di recupero dopo aver perso tanto tempo”. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, si gioca l’ultima carta davanti a tutto il Parlamento al quale sciorina il suo programma dei Millegiorni. Nel pomeriggio ne parlerà anche in Senato.
Renzi si dice non intimorito di eventuali elezioni anticipate: “No paura del voto, ma meglio per Italia arrivare al 2018”. Né tantomeno del calo di gradimento nei suoi confronti, da parte degli elettori, registrato dai recenti sondaggi: “sono disponibile a perdere consenso per riforme”. Per il resto è ancora più determinato: “La gravità del nostro approccio” ai Mille giorni “nasce dalla consapevolezza forte e diffusa che al termine di questo percorso riusciremo non soltanto a capovolgere la storia di questa legislatura ma a rimettere in pista l’Italia”, ha detto.
Molti i temi affrontati dal premier nel suo discorso alla Camera, presenti anche i ministri Boschi, Lorenzin, Galletti, Alfano, Poletti, Madia, Martina e Lanzetta. Tra gli altri la riforma della Rai, l’uso dei fondi europei, la riforma della scuola e la legge sulle coppie di fatto.
Per risolvere la crisi economica Renzi ha indicato gli obiettivi principali da centrare: mercato del lavoro e semplificazione del fisco. “Ma non mi si dica che dobbiamo imitare il modello spagnolo, – ha detto a tale priposito – perché dobbiamo ricordarci che in Spagna c’è il doppio della disoccupazione che in Italia”. Per rimettersi in moto e tornare a crescere bisogna ripartire dall’occupazione, perché quell’incremento di 83 mila registrato in un anno a giugno “è insufficiente: abbiamo bisogno di reimpostare e rovesciare scommessa politica e economica di questo paese”, ha spiegato il premier. Ovviamente il diritto del lavoro “non potrà essere quello di oggi. Non c’è cosa più iniqua che dividere i cittadini tra quelli di serie A e quelli di serie B». Deve quindi essere superato un “mondo del lavoro basato sull’apartheid”. “Tuttavia – ha aggiunto Renzi – non basta la riforma del lavoro, serve un ripensamento del sistema industriale di questo Paese, a partire dal settore siderurgico”.
C’è poi la riforma della giustizia e le riforme istituzionali. Commentando il lavoro del ministro Orlando, da giorni impegnato sul dossier Giustizia, il presidente del Consiglio ha detto che “la riforma della giustizia deve cancellare il violento scontro ideologico del passato”. Il premier ha inoltre ribadito l’indipendenza della magistratura come “un valore assoluto, che deve essere rispettato”, ma ha aggiunto, sul tema delle ferie dei magistrati, che “non c’è nessuno qui fuori che pensa che sia giusto che ci siano 45 giorni” di chiusura dei tribunali “per un servizio così delicato come la giustizia”.
Renzi a parlato anche di legge elettorale come “una priorità” e si è dichiarato pronto ascoltare “ma alcuni punti sono immodificabili”.
Mille e non più mille. Quasi tre anni pieni di impegni per un Paese che “oggi ha bisogno di una sfida che abbia come orizzonte il maggio 2018”, la scadenza naturale della legislatura.
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