Ammetto che non ho mai amato i talk show così come non ho mai nutrito simpatia per gli ipocriti e bugiardi teatrini mediatici tenuti in piedi e alimentati da personaggi più o meno famosi che urlano in tv per aumentare share e popolarità, complici conduttori e giornalisti tutti targati politicamente o legati alle “famiglie” Rai e Mediaset.
Mi spingono a scrivere su questo argomento due vicende: una umana l’altra commerciale, apparentemente lontane, ma tra loro intrinsecamente legate. Ho letto infatti da qualche parte che è sulla rampa di lancio l’ennesimo appuntamento con “l’isola dei famosi”, uno spettacolo, nato inizialmente da un progetto Rai Endemol, se non erro, e poi finita nella sfera d’intervento del Biscione berlusconiano.
Fin qui nulla di nuovo sotto il cielo, se non fosse che ad avvelenare la vigilia di questo appuntamento gossip con finti naufraghi di lusso destinati ad alimentare, grazie ai giochi di sopravvivenza serviti a carrettate per soddisfare le fantasie un po’ sexy e pecorecce di un pubblico dal palato buono, è arrivata la notizia che a saltare l’appuntamento con le acque smeraldine dei Caraibi sarà proprio una “intoccabile” del gruppo Mediaset e della nidiata dell’ex Cavaliere: Nicole Minetti.
Sì, proprio lei la crocerossina tuttofare delle serate ad Arcore, l’ex consigliere regionale lombarda, in quota al partito delle Libertà, che solo qualche mese addietro veniva considerata tra le persone più vicine all’ex premier. Insomma una fortunata gravitante intorno al cerchio magico, soprattutto privato, di Berlusconi, che ora però la conferma di una condanna in appello a tre anni per sfruttamento della prostituzione per la vicenda Ruby, sembra averla relegata in un angolo molto angusto.
Mediaset, dicono i bene informati, sarebbe stata infatti costretta ad un passo indietro, onde evitare presenze scomode nel circo di casa al momento del giudizio definitivo della Cassazione.
Questa storia segue di qualche giorno un altro defenestramento abbastanza clamoroso e stavolta definitivo: quello di Emilio Fede. Un giornalista anche lui tuttofare che sempre per la vicenda Ruby ha rimediato in appello una condanna a quasi cinque anni di carcere. Ma mentre per quest’ultimo la decisione dei vertici di Cologno monzese è da ricollegare ad un avviso di garanzia per una storiaccia di ricatti sessuali che l’ex direttore del Tg4 avrebbe architettato stavolta proprio nei confronti di dirigenti Mediaset, per la Minetti il discorso di un allontanamento, qualora confermato, presenterebbe connotazioni umane e professionali diverse. Tutte da studiare da un punto di vista sociologico e politico che mostrano senza veli la realtà di quella sponda fatta di ipocrisia, cinismo e miseria morale che oggi è la politica e le sue derive legate alla gestione del potere. A destra come a sinistra.
La signora Minetti con ogni probabilità dovrà infatti rinunciare alla possibilità di un nuovo anche se taroccato momento di notorietà mediatica. Non la vedremo alla prese con il re dell’hard Rocco Siffredi né con il genio carabiniere delle nevi nonché generale delle gaffe e delle stupidaggini Alberto Tomba. Il no di Mediaset eviterà alla Minetti la fatica di confrontarsi con la bellezza di altre soubrettine, attricette e assatanate dell’etere in cerca di notorietà e contratti.
Per lei sembra profilarsi il destino di una archiviazione professionale che sa di oblio sacrificale. Per lei stavolta le luci della ribalta sembrano essersi spente definitivamente perché non ha ancora imparato che nella logica della sopravvivenza politica e imprenditoriale non si fanno sconti a nessuno.
Nemmeno alle signorine tuttofare con fisico mozzafiato ed un diploma di igienista che, con il Pirellone finito nel mirino per questioni di tangenti, ruberie, abusi e indecoroso storno di denaro pubblico, avrebbe dovuto trovare il coraggio e la decenza di fermarsi evitando, in un delirio di onnipotenza tanto scompensata quanto impudente e arrogante, di spiegare al Corriere della Sera che, grazie alla sua personale amicizia con Berlusconi, avrebbe potuto “rappresentare meglio gli interessi del Paese e della politica, alla guida del ministero degli esteri”.
Ma ora la prospettiva per Nicole Minetti sembra di capire che sarà un’altra: niente bagni di mare e di folla ma solo rischio di bagni penali, cui fino al momento del giudizio finale, dovrebbe provare a fare un salutare bagno di umiltà, indispensabile per lasciarsi alle spalle una vita politica e professionale più che insulsa, sinceramente inutile.
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