Vanno bene le narco-sale. Per usare il linguaggio dei giovani, ‘tirano’. In Danimarca la prima ‘ stanza del buco’ è stata inaugurata lo scorso ottobre nel quartiere di Vesterbro, di Copenhagen. E ha avuto un successo tale da suggerire al consiglio comunale di programmarne altre tre nel resto della città.
Diffuse già in vari paesi europei e in programma da quest’anno anche in Francia, sono sale dedicate ai tossicodipendenti che in questo modo possono assumere le droghe in strutture protette, coadiuvati da personale sanitario. Una valida alternativa alla strada, con tutte le conseguenze negative correlate.
Nelle intenzioni degli inventori, la stanze del buco sottrarrebbero manovalanza alla criminalità e aiuterebbero a salvare la vita ai tossicodipendenti, allontanando il rischio di overdose e di propagazione di malattie. In particolare, l’utilizzo di materiale sterile gratuito (siringhe, tamponi, acque) ridurrebbe una parte dei danni fondamentali incentivando la restituzione, da parte dei tossicodipendenti, delle siringhe usate. Negli anni ottanta furono proprio questa la principale causa di infezione da HIV o epatiti nella popolazione tossicodipendente che si scambiava siringhe infette. Un ulteriore vantaggio di questi luoghi dedicati è la possibilità di promuovere la prevenzione mediante il passaggio di informazioni attraverso i diretti interessati. Tali pratiche si svolgono solitamente in strutture preposte fisse (dette “drop-in”) o mobili (camper o autobus che raggiungono i luoghi di consumo).
Il Copenaghen Post, che ne dà notizia, ricorda che i residenti del popolare quartiere di Vesterbro hanno impiegato una ventina d’anni per convincere le autorità cittadine e riservare le narco-sale ai tossici che normalmente assumevamo ogni tipo di sostanza sotto le loro finestre ad ogni ora del giorno e della notte.
Ora che l’esperimento sembra riuscito e che in pochi mesi sono state salvate almeno sei vite – secondo fonti della struttura – ed è drasticamente calato il numero di ‘ incidenti’ correlati allo spaccio e al consumo di droga, si sta pensando di estendere l’iniziativa.
Esistono strutture del genere in Australia, Canada, Germania, Inghilterra, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Slovenia, Spagna e Svizzera. Alcune funzionano a regime, altre solo in via sperimentale. Il dibattito sulla loro opportunità è tuttora aperto: nonostante i riscontri scientifici appaiano positivi, la comprensibile avversione morale ed etica di parte dell’opinione pubblica e degli esponenti politici ne frena la diffusione. A livello internazionale, tra i principali avversari della riduzione del danno e delle sale di iniezione sono proprio gli enti ONU che si occupano di contrastare il narcotraffico e il consumo di sostanze.
In Italia tra i primi a parlare della necessità di istituire le ‘ stanze del buco’, sono stati i comuni di Milano e Torino, nonostante le preoccupazioni di chi vi vede un modo per allargare il traffico di stupefacenti nelle loro immediate vicinanze.
A.F.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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