Prima alla Scala di Milano, sabato 17 gennaio, del capolavoro di Bernd Alois Zimmermann, Die Soldaten. Ben nove minuti ininterrotti di applausi ai quali non si è sottratto neanche il pubblico conservatore.
Così è stata salutata l’opera non solo musicale, un classico del Novecento, che sarà replicata fino al 3 febbraio 2015. Totalizzante, di una complessità inaudita, è capace di atterrire e allo stesso tempo emozionare e commuovere il pubblico. Cosa già accaduta nel 2012 quando fu presentata al Festival di Salisburgo dove ottenne un successo caloroso.
La versione scaligera – 15 scene illustrate il linguaggio dodecafonico che si rifa anche a forme della musica strumentale classica e preclassica, sotto la direzione di Ingo Metzmacher e la regia di Alvis Hermanis – ha anch’essa tinte e toni davvero forti: masturbazione di gruppo, giovani discinte che montano cavalli (veri), foto ‘porno’ di inizio secolo proiettate sullo sfondo. Ingredienti, tutti, utili per scandalizzare. Eppure dalla prima alla Scala questo capolavoro scritto da Zimmermann (1918-1970) nel 1957, ne esce ancora una volta vittoriosa. In realtà quello che ha colpito e convinto il pubblico è la grandiosità della musica e dell’allestimento ai quali hanno cooperato 25 cantanti solisti e un’orchestra sterminata: in tutto 112 professori inclusi 15 percussionisti, 4 dei quali occupanti i palchi doppi situati nel 1° e 2° ordine a sinistra, e 6 (Stage Bands I, II e III) dislocati nella Sala Prove dell’Orchestra e riprodotti live in sala da altoparlanti collocati nel soffitto. Infine un complesso “Jazz Combo” di 4 elementi è stato allocato nella barcaccia stampa.
“Se ci fosse un Guinness dei primati per le opere, ‘Die Soldaten’ vincerebbe in molte categorie”, ha detto scherzando il regista Alvis Hermanis.
L’opera nasce nel 1957 su suggerimento al compositore tedesco da parte del direttore dell’Opera di Colonia di ispirarsi al testo teatrale di Jakob Lenz (1751-1792) come soggetto per un’opera. Lenz, nato a Cēsvaine (Seßwegen) in Lettonia, cresciuto a Königsberg e per un certo tempo amico di Goethe, è stato un esponente di spicco dello Sturm und Drang: Die Soldaten è ricordato anche come applicazione pratica delle Osservazioni sul Teatro in cui teorizza il superamento delle unità aristoteliche di tempo, luogo e azione; la breve e tragica vita dello scrittore, che dopo un duro litigio con Goethe vaga per diversi paesi, prossimo alla follia, fino al trasferimento a Mosca dove viene trovato morto per strada una notte di maggio, ispira il dramma “Lenz” di Büchner. Zimmermann, cresciuto negli anni del nazismo e traumatizzato dall’esperienza della guerra (era stato in Polonia, Francia e Russia prima di essere riformato per malattia), è certamente colpito dagli aspetti di polemica antimilitarista ma anche e soprattutto dalla modernità del linguaggio e dal superamento delle unità di tempo e di luogo.
La trama
La storia della caduta di Marie, borghese promessa a un giovane che l’ama e sedotta da un ufficiale che non mantiene le sue promesse, ha radice nelle esperienze di Lenz. Nel 1774 il barone Friedrich Georg von Kleist, al servizio del quale Lenz si era trasferito a Salisburgo, si era impegnato a sposare la giovane borghese Cleophe Fibich, per poi partire lasciandola tra le braccia del fratello minore, non senza che anche Lenz se ne innamorasse, riassumendo poi la vicenda in un Diario. Proprio questo diario, insieme alle considerazioni sulla moralità dei soldati espresse nel saggio Del matrimonio dei soldati (Lenz fu uno dei primi sostenitori degli eserciti popolari e nazionali in opposizione alle armate mercenarie) fu alla base del dramma Die Soldaten. Nel testo di Lenz padre e figlia alla fine si riconoscono e si abbracciano lasciando spazio alla morale esposta dalla Contessa; nell’opera la ricongiunzione non avviene e i personaggi restano nella disperazione e nella solitudine.
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