Perfino sua moglie sembra non credere più a Massimo Bossetti. Nelle 60.000 pagine di verbali delle indagini sull’omicidio di Yara Gambirasio, dichiarate chiuse giovedì pomeriggio, la donna, che lo aveva sempre difeso in pubblico, sfida il marito a dimostrarle di non aver assassinato la ragazzina.
Giovedì, il PM di Bergamo Letizia Ruggeri ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a Claudio Salvagni, il difensore di Bossetti. L’uomo è in carcere dal 16 giugno scorso.
Le accuse formalizzate a suo carico sono due. La più importante è l’omicidio della tredicenne, con due aggravanti: l’aver “adoperato sevizie e aver agito con crudeltà” e l’aver “approfittato di circostanze di tempo (in ore serali/notturne), di luogo (in un campo isolato) e di persona (un uomo adulto contro un’adolescente di 13 anni) tali da ostacolare la pubblica e privata difesa”.
Considerate le aggravanti, se il muratore fosse riconosciuto colpevole potrebbe essere condannato al carcere a vita.
Il secondo reato contestato a Bossetti è la calunnia ai danni del suo collega Massimo Maggioni, che aveva accusato per allontanare i sospetti da sé; ma le indagini svolte dagli inquirenti hanno appurato la sua totale estraneità ai fatti.
Come accennato sopra, i risultati delle indagini svolte dai carabinieri del ROS e del RaCIS, coordinate dal colonnello Michele Lo Russo, sono trascritti in circa sessantamila pagine, divise tra cinque faldoni.
Fra tanti contenuti già noti al pubblico, nei verbali sono presenti anche dettagli sorprendenti. Quello probabilmente più suggestivo riguarda l’atteggiamento della moglie di Bossetti, Marita Comi.
La donna, finora, in pubblico aveva sempre difeso suo marito. Lo faceva ancora il 9 ottobre, quando era stata intervistata da Luca Telese a Matrix.
Nel frattempo, però, deve aver iniziato a dubitare anche lei della versione di Bossetti. O almeno, è quanto sembra trapelare dalla trascrizione dell’intercettazione di uno dei colloqui settimanali fra Bossetti e la moglie, quello del 4 dicembre.
Bossetti: “Sono sicuro che il telefono era scarico… ho cercato di accenderlo quando ho visto Massi che girava intorno all’edicola”. Comi: “Ti ricordi che eri lì! Vedi? Come fai a ricordarti che è quel giorno lì che hai salutato Massi? Vuol dire che ti ricordi quel giorno lì di novembre”.
E poi, ancora, Comi: “Non mi hai mai detto che cosa hai fatto quella sera! Quel giorno, quella sera. Io non mi ricordo a che ora sei venuto a casa, non mi ricordo”.
C’è poi un altro elemento che gli inquirenti hanno ritenuto “gravemente indiziario”: nei giorni del ritrovamento del corpo di Yara, abbandonato in un campo a Chignolo d’Isola, Bossetti si trovò a passare per lo stesso paese e avvisò sua madre del fatto, chiedendole di raggiungerlo lì. A riferirlo è stato Giovanni Bossetti, l’uomo che tutti credevano il padre del sospettato, il giorno dopo l’arresto di Massimo e la rivelazione che fosse figlio biologico di un altro uomo, Giuseppe Guerinoni.
Un dettaglio emerso in un altro colloquio in carcere sembra tradire la presenza del muratore a Chignolo d’Isola il 26 novembre 2010, il giorno della scomparsa di Yara Gambirasio. Massimo Bossetti sembra ricordare che il campo fosse “coperto di fango”, perché quel giorno “pioveva o nevicava”.
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