Da oggi in Italia non ci sarà più spazio per Ospedali psichiatrici giudiziari. A deciderlo, un decreto legge del 2011, che sanciva il 31 marzo come data di scadenza per l’utilizzo di queste strutture ormai superate, in favore delle Rems(residenze per la misura di sicurezza).
Per lo smantellamento e la costruzione delle Rems sono stati stanziati dallo Stato 172 milioni di euro, destinati alle regioni che dovranno occuparsi della sistemazione delle circa 761 persone che si trovano nei sei Opg ancora in attività.
Alle regioni che non si dimostreranno in grado di rispettare i tempi previsti dalla legge, subentrerà un commissario chiamato a portare avanti l’operazione.
«Siamo soddisfatti, ma non ci siamo ancora» afferma Stefano Cicconi, coordinatore della campagna StopOpg, «Ci sono resistenze. Le regioni chiedevano un rinvio al 2017. Per questo, fin dalle prossime ore, occorrerà organizzare il commissariamento di quanti non sono ancora pronti nel momento in cui non si sono mosse rispetto a quello che dovevano fare in questi mesi».
“Ovviamente – continua Cicconi – ci vorranno alcuni giorni – spiega -, perché si tratta di persone e non di pacchi».
Quali dunque le differenze tra Opg e Rems? La principale è che nelle seconde non vi sarà personale giudiziario ma solo medici e infermieri. L’intenzione è dunque quella di trattare gli internati primariamente come pazienti, prima ancora che come criminali da “custodire” perché affetti da squilibri mentali.
Ogni regione, secondo quanto si legge nell’elenco dei requisiti strutturali delle Rems, è chiamata dunque a prendere “specifici accordi con le prefetture, che tengano conto dell’aspetto logistico delle strutture, al fine di garantire adeguati standard di sicurezza”.
Quali allora i problemi? In primo luogo, la questione della sicurezza. Dei pazienti, ma anche della collettività.
I malati in questione infatti sono persone che hanno commesso crimini violenti, con alto rischio di recidività. Quindi, le misure di sicurezza dovrebbero quantomeno essere meno vaghe: “I medici e gli infermieri non sono poliziotti, i poliziotti non sono operatori sanitari. Basterebbe mettere tutti in condizione i fare il proprio mestiere al meglio, senza confondere ruoli e funzioni”, spiega Massimo Cozza, segretario nazionale della Cgil medici e psichiatra per la sicurezza.
Ma il problema è anche di tipo pratico: dove andranno sistemati questi 761 pazienti? Difficile dirlo perché, come fa sapere un giudice del tribunale di Roma, oggi «gran parte delle regioni non hanno trasmesso nemmeno il programma di utilizzo dei finanziamenti».
Priscilla Muro
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