In Arabia Saudita, dove è prevista la pena di morte per vari reati tra i quali: omicidio, stupro, adulterio, sodomia, omosessualità, apostasia, rapina ed altro ancora, c’è bisogno di manodopera per le esecuzioni. Dall’inizio dell’anno infatti, da quando cioè si è insediato il nuovo re Salman, è aumentato il numero dei reati. Questo il motivo per cui le autorità locali hanno bandito un concorso per arruolare otto nuovi boia.
Sul portale dedicato alle offerte di lavoro nel settore pubblico, un’inserzione annuncia la ricerca di otto “funzionari religiosi” da destinare alla “esecuzione delle pene capitali”, ma anche all’amputazione degli arti per reati minori.
Nel file in formato Pdf da scaricare dal sito non sono richieste particolari qualifiche e il salario offerto per questi servigi è ai livelli più bassi, tra quelli del settore pubblico.
Secondo i dati dell’agenzia di informazione ufficiale Spa, 85 persone sono state giustiziate in Arabia Saudita dall’inizio del 2015, contro le 88 di tutto il 2014 secondo i dati di Human Rights Watch (almeno 90 secondo Amnesty International). Un aumento pari al 90% dell’intero anno precedente quello attuale. Gran parte delle persone giustiziate erano state condannate per omicidio o per spaccio di droga. Nel Paese, il cui ordinamento giudiziario si basa sulla sharia, sono puniti con la pena capitale anche lo stupro, l’apostasia e la rapina a mano armata.
In Arabia Saudita sono previsti tre metodi di esecuzione: l’impiccagione, la lapidazione la decapitazione. Quest’ultimo è il sistema più applicato anche se vi sono talvolta impiccagioni e lapidazioni. Le donne possono scegliere di essere giustiziate con un colpo di pistola alla nuca per non essere costrette a scoprire il capo.
Riguardo al numero di esecuzioni, il record è stato raggiunto nel 1995 con 191 persone giustiziate, di cui i due terzi erano stranieri. Nel 2004 le esecuzioni sono state 33, conformemente ad una tendenza alla loro diminuzione. Negli ultimi ann la situazione è invece peggiorata, ed il numero di condanne eseguite ha ricominciato a salire. Nel 2011 le esecuzioni sono state 82, addirittura il triplo del 2010, il che classifica l’Arabia Saudita come il terzo paese boia al mondo dopo Cina e Iran.
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