“Mi chiedete se ho mai pensato al matrimonio? E che so’ matto che me metto n’estranea dentro casa?”, così scherzava il grande Alberto nazionale sul matrimonio. Eppure alla fine di estranei in casa sua a quanto pare ne entreranno parecchi. Perché oggi, in vista della prossima apertura al pubblico, è stata presentata la casa-museo in cui Sordi visse dal ’58 fino alla sua morte nel 2003.
Già nell’ottobre dello scorso anno, in occasione della morte dell’ultima sorella di Alberto, Aurelia, il ministro Franceschini, con tempismo un po’ indelicato, aveva twittato: “Aspettiamo le volontà testamentarie e parleremo con la Fondazione ma la casa di Alberto Sordi dovrebbe diventare uno straordinario museo”.
E in effetti per conformazione la villa si presta davvero bene a celebrare non solo la figura del grande attore poliedrico e multiforme, ma anche quel pezzetto di storia e quello spaccato di società italiana che la figura di Alberto Sordi rappresenta egregiamente. Le facciate e le mura perimetrali della bellissima Villa di Via Druso, sull’Aventino, sono assai note a tutti i Romani che quotidianamente hanno modo di ammirarle mentre percorrono la trafficata strada che dalle Terme di Caracalla porta a S. Giovanni. Mentre gli ambienti interni costituiscono già in se stessi una sorta di museo. Ci sono una barberia, uno studio che raccoglie premi, riconoscimenti e foto e un piccolo teatro con un vero e proprio palcoscenico in cui Sordi vedeva i film.
Nonostante il contenzioso in merito alla proprietà del terreno su cui sorge la villa e quello sull’eredità di famiglia, che Aurelia Sordi avrebbe interamente lasciato alla Fondazione dedicata alla memoria del fratello di cui è stata Presidente, oggi Carlo Verdone, vero figlio d’arte dell’attore romano, ha potuto aprire per la prima volta la Villa alla stampa alla presenza del Ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini.
Proprio oggi il celebre attore avrebbe compiuto 95 anni e Carlo Verdone ha volentieri accettato di diventare Presidente della Fondazione Alberto Sordi per i Giovani dicendosi disponibile “gratis et amore Sordi, pure senza sordi”. Intanto la Fondazione spera che presto la villa possa essere aperta a quelle decine e decine di migliaia di romani e non solo che, nel 2003, si recarono ai suoi funerali per l’estremo saluto al loro Albertone.
Vania Amitrano
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