UberPop si ferma anche in Francia. Thibaud Simphal, direttore generale di Uber France, ha annunciato la sospensione del servizio di passaggi in macchina dalle 20 di oggi.
Lo scorso 25 giugno, i tassisti francesi avevano dichiarato guerra all’azienda californiana, accusata di concorrenza sleale. I blocchi stradali che hanno messo in atto avevano provocato enormi disagi al traffico in città come Parigi, Marsiglia e Aix-en-Provence.
Il giorno successivo il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve aveva dichiarato illegale l’uso dell’app UberPop, e ordinato alle forze dell’ordine di applicare il divieto.
Lunedì 29 giugno, poi, Simphal e il direttore generale di Uber per l’Europa occidentale Pierre-Dimitri Gore-Coty erano stati fermati dalla polizia nell’ambito delle indagini che il tribunale del commercio francese sta svolgendo sulla legalità del servizio.
A settembre la Corte Costituzionale si pronuncerà in modo definitivo sulla conformità di UberPop alla Carta fondamentale francese: “Rimettiamo la decisione al consiglio costituzionale previsto per settembre”, ha scritto Simphal nel suo comunicato.
Due le ragioni dello stop: la prima è “la sicurezza dei nostri autisti che è la nostra priorità. Sono stati vittime di atti di violenza negli ultimi giorni”. In secondo luogo, continua il documento, “vogliamo porci in uno spirito di pacificazione e dialogo e dimostrare che ci prendiamo le nostre responsabilità”.
Il servizio, attraverso un’app per smartphone, mette gli utenti in contatto con altri privati cittadini che si dichiarano disponibili a dar loro passaggi in automobile. Non trattandosi di tassisti professionisti, questi non devono sottostare alle regole in tema di licenze e assicurazioni, il che permette loro di praticare tariffe molto più basse.
In Italia il servizio è stato al centro di due vicende giudiziarie nei mesi scorsi.
A febbraio, a Genova, il giudice di pace Giovanni Gualandi ha accolto il ricorso di un autista Uber contro la sentenza che lo condannava come tassista abusivo. L’uso di UberPop, secondo quanto ha sostenuto Gualandi, va equiparato al noleggio con conducente piuttosto che al servizio taxi.
A maggio, però, il Tribunale di Milano ha ugualmente bloccato il servizio “in via cautelare”, in quanto “interferisce con il servizio taxi organizzato dalle società, svolto dai titolari di licenze” e contribuisce a “incrementare e sviluppare il fenomeno dell’abusivismo”.
Le associazioni dei tassisti si erano dette soddisfatte dall’ordinanza, mentre le associazioni di consumatori avevano gridato allo scandalo. La sentenza “limita la concorrenza e riduce le possibilità di scelta per i cittadini”, aveva notato Carlo Rienzi, presidente del Codacons.
Uber ha presentato ricorso contro la sentenza italiana e tutto lascia presupporre che sia altrettanto intenzionata a dare battaglia in Francia.
Per ora, Simphal ha dichiarato di voler aiutare i circa diecimila autisti Uber attivi in Francia a ottenere una licenza per il noleggio con conducente.
Intanto, il prossimo 15 luglio l’azienda pubblicherà una nuova informativa che ridefinirà lo status dei fruitori del servizio e degli autisti residenti dentro e fuori gli USA.
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