Sara’ l’effetto ‘Papa Francesco’ oppure perché’ quando si scende nella profondità dell’egoismo e dell’edonismo altro non si fare se non possibilità provare a risalire dagli abissi dei sentimenti, ma la Roma che si appresta ad accogliere qualche decina di milioni di pellegrini per il Giubileo Straordinario, e’ piena di cattolici che pregano abitualmente (62%), che fequentano con regolarità le chiese (42%)’, che vanno in pellegrinaggio (23%).
E’ la fotografia scattata ed illustrata dal Censis nel suo quarto numero del diario ‘Roma verso il Giubileo’, che ha l’obiettivo di cogliere e descrivere i principali temi nell’agenda cittadina in vista dell’Anno Santo attraverso una serie di note di approfondimento diffuse nel corso del 2015. I numeri precedenti sono stati: «Roma: in forte aumento i reati predatori» (12 maggio 2015), «Roma bloccata nel traffico, tallone d’Achille della capitale» (26 maggio 2015), «Non solo corruzione e illegalità, Roma è oggi una grande città pluralista» (22 giugno 2015).
Quello che emerge da quest’ultima indagine e’ che i cattolici romani guardano ad una Chiesa al passo con i cambiamenti sociali: revisione dei precetti sessuali (lo chiede il 73%), ruolo maggiore delle donne nell’organizzazione ecclesiastica (66%), accoglienza delle coppie omosessuali (64%), superamento del celibato per i sacerdoti (56%). Tutti avvertono le opportunità del momento. E sperano in Papa Francesco, vero punto di forza del cattolicesimo secondo l’80% dei credenti.
Come si accennava prima, c’e’ dunque un ritorno della devozionalità popolare. Lo si capisce dai numeri: a Roma il 62,2% dei cattolici va a messa, il 62,1% prega abitualmente, il 41,7% frequenta con regolarità i luoghi di culto, il 39,3% legge testi religiosi, il 23,2% fa pellegrinaggi, il 13,1% svolge regolarmente attività di volontariato in parrocchia. La spiegazione di questo fenomeno sta nella forza con cui l’attuale pontefice ha ridato vita alla dimensione popolare della fede e nella sottile paura collettiva per l’estremismo islamico, con il conseguente bisogno di ritrovare identità e protezione nella religione dei padri. E si spiega anche con il fatto che decenni di individualismo, indifferenza, egoismo, nichilismo, narcisismo hanno creato un vuoto di senso che ora spinge a ritrovarsi in una comunità riconosciuta.
La famiglia resta un valore. A Roma l’80,3% delle coppie coniugate si è sposato con rito religioso (la percentuale sale all’85,5% tra i cattolici), il 19,7% si è unito con matrimonio civile. La trasmissione della fede avviene oggi all’interno di famiglie profondamente cambiate, che vivono il cattolicesimo in maniera diversa rispetto al passato. La famiglia però mantiene inalterato il suo valore. Per il 34,4% dei romani è il nucleo fondamentale della società. E per il 33,4% è l’unione sacra di un uomo e una donna davanti a Dio e agli uomini (tra i cattolici il dato sale in questo caso al 43,8%). Solo il 5,7% dei romani ritiene che la famiglia sia una istituzione superata, destinata a scomparire.
I nuovi cattolici. Il 40,4% dei romani cattolici si dichiara credente praticante, il 35,7% credente non praticante, il 22,9% pratica saltuariamente. E tra i non cattolici solo il 38,9% si dichiara ateo convinto, mentre il 43% afferma di essere agnostico. Quasi tutti i genitori cattolici (il 99%, dato che scende al 43,2% tra i non cattolici) hanno battezzato i figli e la grande maggioranza (il 79,7%) considera il battesimo un sacramento fondamentale che coinvolge l’intera comunità parrocchiale. È ancora molto diffusa anche la prima comunione: il 96,2% dei genitori cattolici (il 31,3% tra i non cattolici) l’ha fatta fare o la farà fare ai figli. La messa domenicale è il culmine della vita cristiana secondo il 30,1% dei cattolici, per il 26,6% è un’esperienza che aiuta a riflettere, per il 20,1% è una pratica di condivisione necessaria alla comunità dei credenti e solo per l’11,5% è un precetto poco significativo. Il 90,8% dei romani cattolici a Natale prepara l’albero, il 70% il presepe, il 51,1% va alla messa di mezzanotte. Ma il 32,3% dei genitori cattolici registra nel tempo un abbandono della religione da parte dei figli. A questo punto diventa fondamentale una figura di guida morale forte e coinvolgente: non a caso, il 77,9% dei romani cattolici considera oggi Papa Francesco il vero punto di forza del cattolicesimo.
Le attese delle famiglie, tra bisogno di guida e voglia di autonomia. I cattolici romani vorrebbero una Chiesa capace di comprendere i problemi dei giovani d’oggi (98,3%) e delle famiglie (97%), una Chiesa francescana, umile (93,7%), che riscopra l’eredità del Concilio Vaticano II (88,3%). Ma anche che attribuisca alle donne un ruolo maggiore nell’organizzazione ecclesiastica (66,2%), che riconosca e accolga le coppie omosessuali, sebbene senza matrimonio né possibilità di adottare figli (64,3%). Oltre la metà dei cattolici romani (56,2%) pensa che i sacerdoti dovrebbero potersi sposare e fare i figli. Il principale punto di forza della religione cattolica oggi è individuato nel carisma di Papa Francesco (lo pensa il 67,4% dei romani, e la percentuale sale al 77,9% tra i cattolici), prima ancora del messaggio di amore (28%) e di speranza (24,3%). Della religione cattolica non si accetta però fino in fondo la morale sessuale: il 73,2% dei cattolici ritiene che il magistero della Chiesa dovrebbe prendere atto deicambiamenti dei comportamenti sessuali e rivedere le sue posizioni facendo cadere gli ultimi tabù.
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