L’accordo sul nucleare iraniano sarebbe molto vicino. Lo sostiene oggi il viceministro degli Esteri russo, Sergej Riabkov. Ma secondo il Presidente USA Barack Obama, le probabilità di arrivare a un accordo definitivo nei tempi concordati sarebbero inferiori al 50%.
“Non escludo che l’accordo possa essere raggiunto nelle prossime ore” ha dichiarato Riabkov da Ufa, in Russia, dove è intervenuto al vertice dei BRICS. Dello stesso tenore una dichiarazione di Sergej Lavrov, titolare del dicastero.
I paesi di recente industrializzazione – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – hanno sottoscritto un documento in cui auspicano che i negoziati si concludano prima possibile con un accordo che garantisca il carattere pacifico del programma nucleare di Teheran, l’abolizione delle sanzioni e la normalizzazione de rapporti nel campo del commercio e degli investimenti.
Ma Obama non è altrettanto ottimista. Secondo uno dei suoi più stretti alleati nel partito democratico, il senatore Dick Durbin, che lo ha incontrato oggi a porte chiuse, l’inquilino della Casa Bianca avrebbe cambiato idea più volte negli ultimi giorni sulla possibilità che l’accordo arrivi per tempo. A farlo propendere per il no sarebbe il fatto che il termine ultimo dei negoziati sia slittato già due volte.
Lo scorso aprile, quando i 5+1 – i cinque Stati membri permanenti del Consiglio di sicurezza ONU, cioè Cina, Francia, Regno Unito, Russia e USA, più la Germania – avevano raggiunto un’intesa preliminare con l’Iran, si era deciso che i negoziati si concludessero domani.
Lo scorso fine settimana a Vienna, città sede dell’AIEA – l’agenzia specializzata ONU che si occupa dell’energia atomica – si è tenuta una sessione di negoziati politici fra i ministri degli Esteri dei “5+1”, dell’Iran e l’Alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza Federica Mogherini.
In quell’occasione, secondo il Segretario di Stato USA John Kerry, si era arrivati “più vicini che mai” a un accordo, nonostante la risaputa e fermissima opposizione di Arabia Saudita e Israele – i più importanti alleati degli USA in Medio Oriente – all’idea che Teheran si dotasse di qualsiasi strumento di arricchimento dell’uranio.
Secondo il Financial Times, due dei tre punti su cui si è concentrata l’attenzione dei negoziatori sarebbero stati già risolti. Un compromesso si sarebbe trovato sulla questione della revoca delle sanzioni a scaglioni successivi, sul ripristino automatico delle stesse sanzioni in caso di mancato rispetto dell’accordo e sull’autorità preposta al controllo, un comitato di esperti indipendenti incaricati di riferire al Consiglio di sicurezza.
Le posizioni sarebbero ormai molto vicine anche sulla questione della “possibile dimensione militare” del programma nucleare iraniano: secondo il presidente AIEA Yukiya Amano, anche sul secondo punto sarebbe ragionevole trovare un accordo “entro la fine dell’anno”, in vista del quale adottare un’intesa o almeno una dichiarazione comune.
Il punto più complicato da risolvere, a questo punto, dovrebbe essere le ispezioni militari internazionali e nello specifico il regime di autorizzazioni eccezionali da conferire agli ispettori incaricati di verificare il rispetto dei patti.
F.M.R.
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