Sono 185 mila i contratti in più attivati nel mese di maggio 2015. La cifra è contenuta nel rapporto mensile del ministero del Lavoro. Resta invece invariato rispetto a un mese fa il totale dei contratti a tempo indeterminato; ma il numero delle conversioni di rapporti di lavoro da tempo determinato a indeterminato fa registrare un incremento importante rispetto a un anno fa.
Sono dati eterogenei: per poterli interpretare meglio bisognerà aspettare il prossimo rapporto dell’Istat, che terrà conto anche di eventuali variazioni del tasso di disoccupazione.
L’aumento complessivo dei contratti è in linea con quello registrato nello stesso mese dell’anno scorso: maggio 2014 si era chiuso con saldo in attivo di 182 mila unità. Leggera flessione, invece, rispetto ad aprile, quando i contratti in più sono stati 212 mila.
In assoluto le attivazioni sono state 934 mila, contro 749 mila cessazioni. Rispetto a un anno fa è cresciuta la quota di contratti a tempo indeterminato: le assunzioni definitive nel mese preso in esame sono 179 mila, il 19,2% del totale, 46 mila unità in più rispetto a maggio 2014, quando avevano costituito il 14,9% dei nuovi contratti. Probabilmente è merito delle agevolazioni fiscali contenute nella legge di stabilità e dell’entrata a regime del Jobs Act.
Quello che non cambia è il numero assoluto dei contratti a tempo indeterminato: a fronte delle 179 mila assunzioni si sono verificate altrettante cessazioni, quindi il saldo è in pareggio. A maggio dell’anno scorso, invece, la somma delle assunzioni definitive era cresciuta di circa 27 mila unità. Il saldo era stato positivo anche ad aprile 2015, con 50 mila attivazioni in più rispetto alle cessazioni.
Perciò ad aumentare di numero sono stati solo i contratti a tempo determinato, frutto di 643 mila nuove assunzioni rispetto ai 458 mila rapporti conclusi.
Testimonia a favore delle misure prese dal governo Renzi, invece, il numero delle trasformazioni di contratti a tempo determinato in rapporti di lavoro a tempo indeterminato, cresciuto del 43,2% rispetto a maggio 2014.
“Abbiamo un’ulteriore testimonianza che facendo le riforme le cose cambiano”, ha commentato il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ma i numeri appena pubblicati “sono ancora molto bassi rispetto a quello che siamo convinti che potrà essere fatto”, anche se “sono molto più alti del recente passato”.
F.M.R.
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