“Abbiamo dato una lezione di dignità al mondo”. Alexis Tsipras racconta così il delicato voto che il Parlamento di Atene ha espresso sulle riforme necessarie a ottenere l’ok dai creditori al terzo piano di salvataggio della Grecia. Un voto che ha diviso le forze di governo, che ha fatto registrare il no secco dell’ex ministro dell’Economia Varoufakis e che è stato accompagnato dagli scontri in piazza Syntagma. Tsipras, però, continua a metterci la faccia: “mi assumo le mie responsabilità e mi sento orgoglioso. Abbiamo combattuto una lotta difficile per il nostro popolo e questa lotta un giorno darà i suoi frutti”. Intervenendo in aula anche il ministro dell’economia Tsakalotos racconta lo scorso lunedì come “il giorno più difficile della mia vita, che mi segnerà per sempre. Non avevamo scelta”. Grazie però ai 229 voti favorevoli, Atene incassa il si dell’Ue che accoglie l’approvazione delle riforme “in tempo e in modo nel complesso soddisfacente”, un passo avanti talmente tanto concreto da far sbilanciare anche lo scettico Wolfgang Shaeuble, che parla di “passo avanti”, salvo poi ritornare a ritenere una Grexit temporanea una soluzione più efficace. La vera notizia positiva, comunque, arriva al termine della teleconferenza dell’Eurogruppo, che dopo il placet di Bruxelles, ha “accolto con favore l’adozione da parte del parlamento greco di tutti gli impegni presi con la dichiarazione finale dell’Eurosummit del 12 luglio” e, sulla base delle valutazioni positive di Bce, Fmi e Commissione europea, “ha preso la decisione oggi di fornire, in principio un sostegno di tre anni da parte del Fondo Esm”. “Dopo il completamento delle procedure nazionali pertinenti – si legge in un comunicato – e la decisione formale da parte del board dei governatori dell’Esm attesa per la fine di questa settimana, le istituzioni avranno il mandato di negoziare rapidamente un Memorandum of understaning che indichi nei dettagli le condizioni politiche da rispettare per ottenere l’assistenza finanziaria”. Un appello viene invece rivolto “alle autorità greche affinché adottino velocemente, entro il 22 luglio, la seconda serie di misure previste dalla dichiarazione dell’Eurosummit, e che aggiornino la legislazione relativa al primo set di misure in modo che sia in linea con le raccomandazioni fatte dalle istituzioni nel loro compliace report dalle istituzioni”. Il via libera al prestito ponte arriva dall’account Twitter di Vladis Dombrovskis. Il vicepresidente della commissione scrive che “un accordo di principio sul prestito ponte dal meccanismo Efsm sarà finalizzata domani a mezzogiorno” E sempre oggi arriva un altro concreto intervento da parte della Bce che ha alzato il tetto alla liquidità di emergenza delle banche greche. 900 milioni in più – portando così l’esposizione della Bce a 130 miliardi di Euro – che consentiranno agli istituti di credito di riaprire le porte, dopo 20 giorni di serrata, già da lunedì anche se è da ritenere molto concreta l’ipotesi che rimarrà il limite di prelievo di contati fissato a 60 euro al giorno. È lo stesso Mario Draghi a chiarire, durante la conferenza stampa al termine del consiglio direttivo dell’Eurotower, che ci sono le condizioni “per alzare la liquidità” del fondo Ela visto che “le cose sono cambiate”. Sotto i riflettori, anche in questa occasione, l’ipotesi di un taglio del debito. Ipotesi che nelle scorse settimane aveva trovato le resistenze della Germania, ma che ieri è stata rilanciata dal Fondo monetario internazionale come strada per poter mettere davvero in sicurezza i conti di Atene. E anche oggi, secondo quando riportato da Cnbc, funzionari del Fondo avrebbero ribadito che gli aiuti che dovrebbero arrivare da Washington “dipendono dalla ristrutturazione del debito”. Anche per Draghi “è fuori questione che un alleggerimento del debito per la Grecia sia necessario” e sulle modalità “ci concentreremo nelle prossime settimane” anche perché per la Banca centrale Atene “è e resta nell’Euro”. “Tutte le indicazioni – ha aggiunto – mi portano a dire che la Bce e il Fondo monetario internazionale saranno rimborsati dalla Grecia il 20 luglio”, anche se va detto che in quella data il governo Tsipras dovrebbe staccare un assegno da 3,5 miliardi di euro più gli interessi. E proprio il governo ellenico, dopo gli attriti di queste ultime 48 ore, viene visto – almeno dai media locali – come prossimo ad un consistente rimpasto. Non è tutto, però, visto che potrebbero seguire anche elezioni anticipate, “se non a settembre ad ottobre” almeno stando a quanto avrebbe affermato il ministro degli Interni greco Nikos Voutsis, “dipende dagli sviluppi della situazione, non solo all’interno del governo di Syriza”.
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