L’Italia ha una “Dichiarazione dei diritti in Internet”. Il documento – composto da quattordici articoli più un preambolo, e frutto di un anno di lavoro della Commissione per i diritti e i doveri in Internet presieduta da Stefano Rodotà – è stato presentato oggi a Montecitorio dalla presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini.
La carta affronta diversi problemi di estrema attualità, connessi con le caratteristiche particolarissime della proiezione sociale attraverso le reti informatiche degli esseri umani. Caratteristiche senza dubbio di origine tecnica – a cominciare dalla rapidità dei collegamenti in tempo reale, che rende gli atti delle persone immateriali ma in grado di influire in tutto il mondo, indipendentemente dalla posizione fisica di chi li compie – che hanno però convinto molti che Internet sia un “Far West” dove tutto è concesso a chi ha i mezzi tecnici per farlo, e dove il cittadino comune è impotente nei confronti di stati ficcanaso, pubblicitari invadenti e piccoli e grandi criminali.
La Dichiarazione intende spazzare via questa interpretazione. “Sono garantiti in Internet i diritti fondamentali di ogni persona riconosciuti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, dalle costituzioni nazionali e dalle dichiarazioni internazionali in materia”, si legge nel suo articolo 1.
L’accesso a questo Internet “è diritto fondamentale della persona e condizione per il suo pieno sviluppo individuale e sociale”, prosegue l’articolo 2, mentre il 3 afferma il diritto alla conoscenza e alla formazione in rete.
Altrettanto urgenti i temi affrontati nel resto del documento: si affermano i principi della neutralità della rete e della tutela dei dati personali, e si affermano diritti che mai prima d’ora erano stati formalizzati a questo livello. Si parla di diritto all’autodeterminazione informativa, all’inviolabilità di sistemi, dispositivi e domicili informatici, all’identità, ma contemporaneamente alla protezione dell’anonimato e all’oblio.
L’articolo successivo definisce diritti e garanzie per le “persone sulle piattaforme”, il cui esempio tipico sono gli utenti dei social network. Il cittadino deve poter ricevere informazioni chiare e semplificate sul funzionamento della piattaforma, non veder modificate in modo arbitrario le condizioni contrattuali, non subire comportamenti che possono determinare difficoltà o discriminazioni nell’accesso, e l’amministratore della piattaforma deve informarlo in ogni caso del mutamento delle condizioni contrattuali, consentirgli di interrompere il rapporto e di ottenere la cancellazione dalla piattaforma dei dati che lo riguardano.
Gli ultimi due articoli contengono i principi più generali in tema di sicurezza e di governo della rete: “Internet richiede regole conformi alla sua dimensione universale e sovranazionale, volte alla piena attuazione dei principi e diritti prima indicati, per garantire il suo carattere aperto e democratico, impedire ogni forma di discriminazione e evitare che la sua disciplina dipenda dal potere esercitato da soggetti dotati di maggiore forza economica”, si legge nell’ultimo articolo.
Si tratta, in sintesi, di un testo che ha una portata rivoluzionaria soprattutto per i principi che introdurrebbe nell’ordinamento, correggendo finalmente l’approccio delle istituzioni alle questioni legate a Internet e alla tecnologia informatica, finora più ispirato alla conservazione dell’ordine costituito che a una reale comprensione dei fenomeni in atto.
Senza dubbio, rivoluzionaria è stata la metodologia con cui è stato redatto. Nell’ultimo anno la commissione si è riunita dodici volte con esperti nazionali e internazionali, e per cinque mesi ha tenuto aperta una finestra di consultazione pubblica che ha fatto registrare 14mila accessi.
Anche al momento di nominare la commissione, ha spiegato la presidente Boldrini, si è scelto di “mettere insieme persone con sensibilità e opinioni diverse per arrivare a una sintesi che potesse avere l’adesione di tutti”. Fatto non trascurabile, tutti i componenti dell’organo, tecnici o politici che siano, vi partecipano a titolo gratuito.
Il testo sarà presentato al prossimo Internet Governance Forum, in programma a novembre in Brasile. Il Paese sudamericano, primo al mondo ad adottare una carta dei diritti dei cittadini su Internet, ha costituito una delle più importanti fonti d’ispirazione per la Commissione italiana.
Gli estensori della Dichiarazione presentata oggi, come ha sostenuto Boldrini nella conferenza stampa, vogliono che il Parlamento adotti una mozione unitaria per impegnare il governo in carica e quelli che verranno a rispettarne i principi; ma un altro obiettivo più ambizioso è rendere il documento un punto di riferimento anche a livello internazionale.
Una volta messo nero su bianco il testo, insomma, il lavoro della commissione è tutt’altro che finito.
“Questo è un lavoro che, al momento, abbiamo ritenuto il più omnicomprensivo e innovativo possibile – ha dichiarato la presidente della Camera – “ma quello di internet è un fenomeno in continuo cambiamento, quindi anche una carta che vuole offrire dei diritti deve essere in evoluzione”. Secondo Rodotà, inoltre, la dichiarazione contribuirà “a costruire una cittadinanza nell’era di internet” e testimonia “che anche in sede parlamentare sia possibile fare un buon lavoro”.
Filippo M. Ragusa
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy