La cooperativa sociale milanese Cascina Bianca, dove lavorava Michela Caresani, 33 anni, uno dei subacquei dispersi dal 14 agosto nelle acque al largo del Borneo orientale, in Indonesia, ha promosso una raccolta fondi per finanziare la prosecuzione delle ricerche dei quattro ragazzi scomparsi – tre italiani, tutti di Milano, e un belga – portati via dalle forti correnti al largo dell’isola di Sangalaki dopo un’immersione.
I quattro (oltre a Michela Caresani, il suo fidanzato Alberto Mastrogiuseppe, di 36 anni, l’amico Daniele Buresta di 36 e la 29enne Vana Chris Vanpuyvelde) sono stati cercati invano fino all’altro ieri dalle autorità indonesiane, che hanno prolungato le attività, in via eccezionale, ma senza trovare alcuna traccia degli scomparsi.
“Desideriamo continuare le ricerche – scrive la cooperativa – e per svolgere queste operazioni attiviamo una raccolta fondi per la quale è stato aperto un conto presso Banca Generali (dove lavora Alberto). Michela Caresani è socia e coordinatrice del centro per minori con disturbo generalizzato dello sviluppo della nostra cooperativa e per questo motivo inviamo questa comunicazione a tutte le realtà che collaborano con noi”.
Per chi volesse contribuire il codice Iban è IT35J0307502200CC8500000057″.
Che cosa è accaduto il 14 agosto scorso. Dalla guida che li ha condotti sott’acqua si sa che i quattro subacquei sono stati tutti riportati in superficie. Dopo ore di ricerche è stata ritrovata la guida che ha condotto l’immersione. Altri due connazionali sono stati invece tratti in salvo in quello che, dalle prime ricostruzioni, appare un incidente causato dalle forti correnti e onde nell’area. Ad occuparsi delle ricerche sono state le squadre di soccorso della marina indonesiana della zona, che però avevano già anticipato una sospensione definitiva entro il 25 agosto, se i subacquei non fossero stati ritracciati prima.
L’agenzia alla quale si sono appoggiati i quattro trentenni per scandagliare le bellezze del fondo marino è nota tra gli appassionati che si spingono fino a questo remoto angolo di Indonesia, e raccoglie recensioni positive sul web. Anche se tra queste spunta anche una dura critica ai suoi standard di sicurezza, con un’accusa diretta proprio alla guida Osland: quella di condurre subacquei inesperti al largo di isole dalle correnti non sicure. Ed è proprio tale pericolo a essere considerato dai soccorritori la probabile causa dell’incidente. Eppure questa è la stagione ideale per le immersioni nell’arcipelago.
L’Indonesia, un arcipelago di 17 mila isole, è una delle mete mondiali per le immersioni: dai sub è considerata un vero e proprio paradiso. Se per moltissimi è un’esperienza indimenticabile, gli incidenti sono rari ma non mancano: l’anno scorso, due subacquei giapponesi morirono in un’immersione al largo di Bali, e sempre lì altri due stranieri persero la vita nel 2012. Nel 2008, tre britannici rimasero invece dispersi per due giorni, finendo per essere salvati.
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