Un cast di tutto rispetto per Freeheld, di Peter Sollet, oggi in programma alla Festa del Cinema di Roma. Julianne Moore, fresca di Oscar, ed una poliedrica Ellen Page sono la coppia protagonista del film, accompagnate da un assai convincente Michael Shannon e da Steve Carell, significativa nota di colore della storia. Tutti impegnati in un tema, quello dei diritti degli LGBT, certamente attuale, ma ormai nient’affatto nuovo per il cinema, nemmeno per quello italiano che proprio in questi giorni vede nelle sale il film Io e lei, in cui Margherita Buy e Sabrina Ferilli vivono le difficoltà di una coppia omosessuale.
Negli States la vicenda di Freeheld è assai nota, non solo per la cronaca, ma anche per un documentario su di essa basato che nel 2008 vinse l’Oscar per la sua categoria. Freeheld racconta la vera storia di Laurel Hester, brillante tenente di polizia del New Jersey, che nel più difficile momento della sua vita, mentre lotta contro una forma terminale di tumore ai polmoni, intraprende una dura battaglia in difesa del futuro della sua giovane compagna, Stacie Andree. Dopo aver tenuto nascosto per anni a tutti la sua omosessualità, in virtù dell’amore profondo che la lega a Stacie, Laurel decide di manifestare apertamente il suo orientamento sessuale e la sua convivenza. Tuttavia nonostante l’unione civile con cui le due decidono di legarsi, a Laurel viene negato il diritto di passare alla propria compagna, dopo la sua morte, la pensione che consentirebbe a Stacie di estinguere il mutuo sulla casa in cui vivono.
Il film porta lo stesso nome del documentario ma decide di approfondire anche un aspetto della vicenda poco trattato nel primo, il periodo iniziale in cui Laurel e Stacie vissero la parte più felice della loro relazione. Tuttavia proprio questo rappresenta forse uno dei punti deboli del film. Nel tentativo di creare empatia con lo spettatore presentando gli aspetti più umani ed emotivamente coinvolgenti della vicenda, la narrazione scade ripetutamente in un sentimentalismo eccessivo e melenso.
La parte iniziale della storia pone fortemente l’accento sulla difficoltà delle due protagoniste a vivere con libertà e serenità, tanto nella vita professionale quanto in quella privata, non solo la propria relazione omosessuale ma prima ancora la loro condizione di donne indipendenti. Il film sottolinea da subito infatti la situazione di svantaggio sociale in cui si trovano Laurel e Stacie, che, per affermare le proprie capacità e competenze e vivere una vita come una normale coppia regolare, sono costrette a compiere sforzi e sacrifici superiori agli altri e soprattutto rispetto a quelli degli uomini.
In realtà questo genere di retorica crea un certo disturbo in un film che, anche nella sceneggiatura, dichiara apertamente di non voler fare politica, ma di voler solo descrivere il vissuto personale e gli aspetti umani della vicenda. In tal senso è difficile non pensare al predecessore cinematografico, degno di tutto rispetto, di questo lavoro quale è Philadelphia, soprattutto se si considera che lo sceneggiatore, Ron Nyswaner, è stato lo stesso per tutte e due i film, che a ben vedere potrebbero sembrare proprio l’uno la prosecuzione storica dell’altro.
In definitiva, sebbene si possa notare in Freheld un notevole sforzo nell’evitare ogni intento polemico da un punto di vista politico, la stessa vicenda giudiziaria è tratta in modo estremamente semplificato, il film non riesce a celare del tutto una certa spinta propagandista verso la delicata questione dei matrimoni gay. E’ vero infatti che nel corso di tutto il film Laurel si ostina a voler mantenere il discorso solo ed esclusivamente sul piano dei diritti umani, mentre per contrappasso il ruolo del sostenitore dei matrimoni omosessuali è affidato con grande sarcasmo al simpatico Steve Carell, gay ebreo e dunque ironicamente appartenente alla minoranza più esasperata. Tuttavia la sottolineatura finale sull’esito della battaglia che ha portato lo stato del New Jersey negli anni ad approvare i matrimoni gay finisce per sconfessare ogni iniziale intenzione di estraneità in merito al discorso politico.
E’ interessante che Ellen Page, attrice e produttrice del film, oggi presente alla conferenza stampa del Festa del Cinema di Roma, su tutto abbia voluto sottolineare quanto vicenda di Laurel e Stacie e il film stesso le siano stati ispirazione per esprimere apertamente la propria omosessualità. Ha aggiunto inoltre che proprio in virtù dei positivi esiti che questo suo coming out ha portato nella sua vita professionale nutre la speranza in futuro di poter lavorare ancora in storie di diritti umani come questa.
Vania Amitrano
Laureata in Lettere, amante dell’arte, dello spettacolo e delle scienze umane, autrice di testi di critica cinematografica e televisiva. Ha insegnato nella scuola pubblica e privata; da anni scrive ed esplora con passione le sconfinate possibilità della comunicazione nel web.
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