Il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di lasciare invariati, rispettivamente allo 0,05%, allo 0,30% e al -0,20%, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, su quelle di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale.
Anzi: lo stesso presidente della Banca Centrale, Mario Draghi, considera possibile un ulteriore calo dei tassi di depositi. “Ne abbiamo discusso” ha detto nella conferenza stampa convocata per illustrare scelte effettuate, precisando che “è uno degli strumenti di politica monetaria che sono stati considerati” dall’Eurotower.
Il presidente ha restituito una fotografia dello stato attuale dell’economia del vecchio continente, del funzionamento del QE e degli effetti sul sistema comunitario. “Sono emersi nuovi rischi al ribasso per la crescita e inflazione”, ha sostenuto, ribadendo che “c’è il rischio che l’inflazione possa ulteriormente scendere” tanto che il direttivo “monitorerà i rischi da vicino”.
“L’inflazione più bassa aumenta il valore del debito – ha spiegato – e con i bassi tassi di interesse si promuovono consumi e, quindi, la ripresa dell’attività e della crescita economica”.
Le stime sull’inflazione infatti “sono basate sulla piena implementazione del programma di allentamento quantitativo avviato a gennaio” e anche su “una serie di assunti che riguardano i prezzi del petrolio, la domanda esterna, la crescita produttiva. Queste condizioni possono cambiare, peggiorare”. E in questo caso “dovremo aggiustare il QE o la nostra politica monetaria”.
Una revisione che potrebbe avvenire già il prossimo dicembre, quando il board della Banca dovrà riesaminare mole e durata di acquisto dei titoli sovrani alla luce delle nuove previsioni su crescita e inflazione che verranno prodotte dagli analisti. Un segnale abbastanza chiaro circa le possibili intenzioni di potenziare le misure di stimolo all’economia.
L’obiettivo finale resta quello di stabilizzare la crescita: “la politica monetaria può supportare e supporta una ripresa ciclica – ha precisato Draghi – dobbiamo indirizzare anche le componenti strutturali della ripresa in modo da muoverci da una ripresa ciclica a una strutturale”. E in questo senso al lavoro dei tecnici di Francoforte, deve aggiungersi quella più incisiva della politica degli stati membri che devono “supportare la ripresa rimanendo in linea con le regole della Ue”.
Quindi per quanto sia necessaria “una piena implementazione del patto di stabilità” cruciale per la fiducia, diventa fondamentale che i Paesi puntino “a una composizione favorevole alla crescita” della misure di politica economica.
Chiara la reazione dei mercati alle nuove linee di azione annunciate oggi: l’euro scende a 1,12 sul dollaro, lo spread Btp – Bund scende a quota 98 punti, per la prima volta da marzo scorso, e Piazza Affari, dopo una mattinata relativamente tranquilla, ha accelerato insieme con le altre borse europee.
Durante la conferenza stampa del governatore della Bce il Ftse Mib ha guadagnato lo 0,85% e l’All Share lo 0,73%. In risalita anche le banche, gli energetici e gli industriali.
Positiva anche l’apertura di Wall Street, che ha poi fatto segnare una accelerazione, con il Dow Jones che sale dell’1,10% a 17.357,51 punti, il Nasdaq che avanza dell’1,21% a 4.897,79 punti e lo S&P 500, che invece fa registrare un progresso dello 0,96% a 2.038,30 punti.
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