Lo Stato costretto a sborsare 107 milioni di euro per ripagare i debiti dei Democratici di sinistra, grazie a una legge del 1998. A beneficiare di questo insperato quanto vergognoso intervento, l’Unità, organo ufficiale del partito fondato da Antonio Gramsci nel 1924, e la sua montagna di debiti accumulati negli anni, quando ad un calo vertiginoso di copie e lettori in maniera inversamente proporzionale aumentavano soltanto le partite negative.
Con una decisione che farà discutere, e che ha già scatenato polemiche, si è arrivati, grazie alla legge varata dal Governo Prodi l’11 luglio del ’98, che all’art.4 prevede “la garanzia concessa a carico dello Stato applicata per capitale, interessi anche di mora e indennizzi contrattuali, è escutibile a seguito di accertata e ripetuta inadempienza da parte del concessionario”, al ripianamento dei bilanci in rosso della vecchia Unità.
In altre parole, se il soggetto che ha assunto l’onere di ripagare i debiti di un giornale di Partito presso le banche creditrici, non è in grado di far fronte all’impegno, è la Presidenza del Consiglio a pagare. Ovviamente, prima di rivolgersi allo Stato, cioè ai contribuenti, c’è il passaggio obbligato del pignoramento del patrimonio immobiliare.
La norma è stata poi rafforzata nel nel 2006, quando si decise che il pagamento dei contributi pubblici fosse assicurato anche nel caso di scioglimento anticipato della legislatura, che si verificò puntualmente nel 2008.
Fatta la legge, trovato l’inganno. Ma il 2008 è anche l’anno in cui nasceva il Partito Democratico, proprio dalle ceneri di Margherita e Democratici di sinistra. Per quella data però, l’ex tesoriere Ds, Ugo Sposetti, aveva già provveduto a dividere il patrimonio immobiliare del Pd in una cinquantina di fondazioni “indipendenti dal partito centrale”, in altre parole, in altrettanti soggetti giuridici autonomi.
Risultato? Il Partito democratico non sa come risanare l’onere dei debiti del giornale L’Unità, creati prima del 1994, che i Ds si erano offerti di pagare. Le banche, creditrici per circa 125 milioni di euro, non hanno niente da pignorare, e quindi battono cassa allo Stato, cioè ai contribuenti. Dopo una serie di contenziosi, nei quali l’Avvocatura di Stato cercava di aprire un terreno di trattative, il decreto ingiuntivo del Tribunale di Roma, operativo dal 22 giugno 2015 obbliga i cittadini a versare 107 milioni di euro.
“Signor Stato, devi pagare tu…”. Intervistato da Report a maggio, Sposetti aveva affermato: “Il debitore è morto. Se il debitore muore, che succede? Ci sono le norme e in questo caso un magistrato civile ha detto “guarda, signor Stato, che devi pagare tu…”. Ma non è la prima volta che il “Signor Stato” ha pagato. Nel 2003 i contribuenti avevano già pagato 9 milioni e mezzo di debiti dell’ex Avanti”, il quotidiano del Partito Socialista di Craxi.
Inoltre, l’Avanti! Non è l’unico quotidiano a godere dei finanziamenti pubblici: dopo di lui, anche il Secolo d’Italia, Liberazione, La Terra, La Discussione. E non è affatto detto che la storia non si ripeta.
Per ripercorrere le tappe del fallimento de L’Unità https://www.scelgonews.it/il-fallimento-de-lunita-pesera-su-tutti-i-cittadini/
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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