Dai Manga, alle Anime, ai Cosplay, Animeland, in anteprima oggi al Roma Fiction Fest, è un documentario che per certi versi racconta due generazioni, la prima cresciuta guardando i cartoni animati giapponesi dei primi anni settanta, l’altra più recente, che il fenomeno lo ha vissuto nel pieno del suo sviluppo e ne segue con passione l’evoluzione anche nel mondo dei giochi elettronici. Il regista, Francesco Chiatante, lascia che a raccontare questa esperienza siano i protagonisti, più o meno noti, più o meno giovani, che in anni diversi tra loro l’hanno vissuta.
Da Paola Cortellesi a Valerio Mastandrea, da Maurizio Nichetti a Vincenzo Mollica, ma anche il cantante Capareza, Giorgio Maria Daviddi del Trio Medusa e Lo sceneggiatore Fausto Brizzi, per ciascuno di loro, in modi diversi, Anime e Manga hanno rappresentato un elemento significativo della propria vita. Goldrake, Jeeg Robot d’acciaio, Candy Candy e Lady Oscar sono solo i più noti, ma il mondo dei cartoni animati giapponesi è sconfinato, non ha smesso di espandersi in ogni campo e, partendo dal fumetto, è arrivato oggi a colonizzare ovviamente anche il mondo dei video giochi.
Paola, Valerio e Giorgio raccontano di quando da piccoli si impegnavano a finire presto i compiti a casa per poter seguire il loro cartone animato preferito, in un epoca in cui ancora i programmi per bambini andavano in onda in fasce orarie ben delimitate e la scelta dei canali era assai ristretta. Ma ci sono anche quelli che come Vincenzo o il giornalista Luca Raffaelli, l’invasione animata giapponese hanno cominciato ad apprezzarla da più adulti e con rinnovato spirito critico.
E’ proprio Luca Raffaelli a dare uno dei contributi più interessanti, un critico appassionato che con obiettività offre un’interpretazione del fenomeno illuminante persino per coloro che questa esperienza l’hanno vissuta. “Quando i giovani si innamorano di un genere” spiega Raffaelli in Animeland “la cultura del mondo adulto è chiamato ad interrogarsi sul valore di quel prodotto“.
E poi c’è il mondo dei Cosplay, una tendenza pittoresca e bizzarra sempre più in incremento. Si tratta di un piccolo esercito di coloratissimi ragazzi appassionati di anime, fumetti e videogiochi che, spesso con grande perizia, realizzano il costume e interpretano il proprio personaggio preferito per mostrarlo nelle fiere del settore e nei raduni di amatori.
Con Animeland il pubblico riscopre il valore dell’animazione giapponese e la portata culturale dell’invasione nipponica che è avvenuta negli ultimi quarant’anni. Il documentario lascia purtroppo un po’ delusi per l’assenza completa di qualunque contributo di scene originali dei cartoni più significativi. Sopperiscono gli interventi di alcuni dei più noti disegnatori del Sol Levante che realizzano interviste e schizzi esclusivi per il documentario.
Nel corso della serata di presentazione di Animeland al Roma Fiction Fest, è interessante notare la partecipazione del giovane regista Gabriele Mainetti, direttore di uno splendido Lo chiamavano Jeeg Robot da poco presentato con successo alla Festa del Cinema di Roma.
Vania Amitrano
Laureata in Lettere, amante dell’arte, dello spettacolo e delle scienze umane, autrice di testi di critica cinematografica e televisiva. Ha insegnato nella scuola pubblica e privata; da anni scrive ed esplora con passione le sconfinate possibilità della comunicazione nel web.
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