Il tanto atteso verdetto del Comitato etica della Fifa è, dunque, arrivato: come lo stesso Michel Platini sospettava alla luce di improvvide anticipazioni di maliziose “gole profonde”, sia l’ex fuoriclasse transalpino, presidente della Uefa che Joseph Blatter, padre padrone della Fifa ormai dal 1998, sono stati sospesi da tutti gli incarichi per 8 anni. Una pena severissima per un’ipotesi di reato davvero infamante: corruzione.
La pietra dello scandalo, gli ormai noti 2 milioni circa di euro versati nel 2011 dal massimo organismo del calcio mondiale a favore del tre volte pallone d’oro (peraltro, in tre anni consecutivi, un record che il solo Messi è riuscito a superare considerando il vecchio premio più il nuovo pallone d’oro sotto l’egida della Fifa) per non meglio precisate consulenze prestate dal francese tra il 1998 e il 2002.
” Né nella sua dichiarazione scritta né durante la sua audizione, Blatter è stato in grado di dimostrare la presenza di basi legali per questo pagamento. La sua affermazione di un accordo orale non è stata convincente ed è stata respinta”, ciò che si legge nelle motivazioni del durissimo provvedimento. E anche l’arringa-fiume di ben 9 ore e mezzo, accompagnata da carte difensive di ben 120 pagine, da parte dei legali di “Le Roi” non ha persuaso i membri del collegio. “Non mi fido degli organi disciplinari della Fifa, dimostrano la loro parzialità, i loro pregiudizi, la mancanza di rispetto della privacy, della presunzione di innocenza e dei diritti della difesa. Ma continuerò a difendermi, come ho sempre fatto, credendo nel calcio pulito, etico e morale”, aveva detto il transalpino ai colleghi della Bbc: un chiaro riferimento alla “condanna anticipata” emersa dalle parole di Andreas Bantel, portavoce della commissione d’inchiesta che aveva investigato sul caso, che, prima di diffidare chiunque dall’utilizzo di tali dichiarazioni in quanto rilasciate in “un’intervista non autorizzata”, aveva vaticinato addirittura una squalifica a vita. Non è andata proprio così ma poco ci manca. Sì perchè anche le preannunciate code legali (appello in sede Fifa e ricorso al Tas, ndr ) non lasciano, in realtà, molto margine alla possibilità per Platini di correre alla successione di Blatter alle imminenti elezioni fissate per il 26 febbraio 2016. Per il francese, dunque, anche in caso di clamorosi rovesciamenti del verdetto, la strada verso la poltrona di “presidentissimo” del calcio mondiale sarebbe sbarrata e fine ai sogni di gloria per un personaggio, da sempre, abituato a coronare con il successo le proprie ambizioni. Nota a margine: il Comitato etico ha anche inflitto al francese una multa di 80mila franchi svizzeri. Di fronte ad una carriera dirigenziale ormai stroncata, quisquilie. Amareggiato ma ancora combattivo, Michel: “Sono in pace con la mia coscienza. È una farsa, una messa in scena per macchiare la mia reputazione: oltre al ricorso presso il Tas, sono deciso a seguire le vie legali in sede civile per ottenere il risarcimento di tutti i danni sofferti per troppo tempo a causa di questo procedimento”, la sua reazione dopo aver appreso della sospensione. Per lui sfuma anche il sogno di poter vestire i panni del gran cerimoniere i quelli che sarebbero dovuti essere i “suoi” Europei, quelli che la Francia si accinge ad ospitare l’anno venturo, magari premiando i bleus come già gli era capitato dopo il netto 3-0 al Brasile di un frastornato Ronaldo al termine della finale dei Mondiali del 1998.
Quanto all’altro illustre sospeso, Joseph Blatter, il dirigente elvetico (in carica dal 1998 per un totale di ben 5 mandati), colui “che trovò una Federazione e ne fece una monarchia” anche lui multato per una cifra di 50mila franchi svizzeri, i guai vengono da molto più lontano rispetto all’inchiesta aperta dalla Procura elvetica il 24 settembre scorso per gestione fraudolenta e, in subordine, per appropriazione indebita avente ad oggetto gli arcinoti 2 milioni di euro versati a Platini, anticamera della successiva sospensione cautelare di 90 giorni comminata ai due dal Comitato etico l’8 ottobre: l’inchiesta sulla presunta corruzione alla base dell’assegnazione dei Mondiali del 2022 al Qatar (e non che la contestuale assegnazione della rassegna iridata alla Russia per l’edizione del 2018 fosse proprio limpida…) affidata dalla stessa Fifa all’investigatore capo Michael Garcia, a seguito dello scoop pubblicato sul Sunday Times nell’estate del 2014 su presunte mail comprovanti il pagamento di una faraonica tangente di milioni di dollari da parte dei qatarioti per avere il “proprio” Mondiale. Bene, Garcia trovò le prove ma la Fifa, incredibilmente, ritenne inesistenti i fatti comprovanti la corruzione e chiuse l’inchiesta costringendo un incredulo, ma combattivo Garcia a rassegnare le dimissioni. Ma non a rassegnarsi. Difatti, allertò il suo vecchio collega James Comey, oggi a capo dell’Fbi ed è proprio ai federali Usa che si deve l’ondata di arresti eccellenti di dirigenti Fifa a Zurigo nel mese di maggio ed è nell’occasione che il mondo, “pallonaro e non”, viene a conoscenza del contenuto del vaso di Pandora: una serie impressionante di episodi corruttivi che avrebbero condizionato l’assegnazione delle ultime sette edizioni dei Mondiali (comprese Russia 2018 e Qatar 2022, ancora da disputare evidentemente), tangenti che avrebbero orientato la gestione del marketing e dei diritti televisivi, ma anche estorsioni, frodi, riciclaggio di denaro sporco, per un totale davvero poco lusinghiero di ben 47 capi d’accusa. Un sudiciume, in sostanza.
Da notare la nazionalità dei protagonisti della vicenda, autentica manna per complottisti e dietrologi : Garcia e Fbi, Usa; assegnataria dei Mondiali del 2018, la Russia. A scapito di chi? Degli Usa. E come ha commentato il verdetto Blatter? “Se i Mondiali fossero stati assegnati agli Usa invece che a un paese europeo, tutto questo non sarebbe mai successo. Quando decidemmo di dare i Mondiali a un paese europeo (la Russia, ndr) che non li aveva mai avuti. Non ho mai barato, come potevo dare dei soldi per comprare voti degli europei? Io i voti dell’Europa li ho sempre avuti, questo è solo un modo per farmi fuori”. E chi ha speso, tra i pochi al mondo, le uniche parole buone nei confronti dell’ex colonnello svizzero e del suo ex delfino (poi, Blatter avrebbe accusato Platini di averlo “scaricato”, ndr )? Vitali Mutko, il ministro dello Sport russo, ovviamente: “Sia l’uno che l’altro hanno fatto molto per lo sviluppo del calcio mondiale — ha dichiarato Mutko — ci vogliono delle ragioni molto serie per allontanarli dal calcio per otto anni. Mi sembra che non lo meritino né l’uno, né l’altro”, pur dovendo ammettere, però, che “è difficile valutare questa decisione perchè non conosco il nocciolo della questione”. Appunto. Una vicenda, già di suo squallida (indipendentemente dall’esito delle preannunciate code giudiziarie, sia ben chiaro), sta chiaramente transitando dalla sfera della politica sportiva a quella della politica internazionale. E il vaso scoperchiato puzza ancor di più.
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