Luciano Spalletti è il nuovo allenatore della Roma: stamattina la società giallorossa ha esonerato Rudi Garcia.
Ieri il tecnico toscano era volato a Miami per incontrare il presidente James Pallotta, il direttore generale Mauro Baldissoni e firmare il contratto che lo legherà di nuovo alla squadra giallorossa, che ha già allenato dal 2005 al 2009.
I termini del contratto non sono stati ancora annunciati ufficialmente, ma secondo fonti vicine alla società prevedono un ingaggio intorno ai tre milioni per un anno e mezzo. La missione di Spalletti, quindi, non è quella del traghettatore. Come ha confidato a un amico prima di partire per Miami, il tecnico torna con l’intento dichiarato di “finire il lavoro che ha iniziato”, cioè per vincere qualche trofeo prestigioso, più delle due Coppe Italia conquistate con la Roma nel 2007 e nel 2008.
L’allontanamento del tecnico francese era nell’aria già da diverse settimane: se non dall’umiliazione subita in Champions League contro il Barcellona, contro cui la Roma ha perso 6-1 rinunciando a giocare, almeno da quando la squadra è stata eliminata dalla Coppa Italia per mano dello Spezia, squadra di serie B che nemmeno lotta per la promozione.
Garcia ha dato l’impressione di fare la differenza solo nella prima stagione, quando fecero impressione le 10 vittore nelle prime 10 partite di campionato. È vero, l’anno scorso la Roma è arrivata seconda, ma non ha mai saputo tenere il ritmo della Juventus e non ha fatto il salto di qualità che la piazza si aspettava: più che l’ultima delle prime 2 in classifica, ha fatto la figura della prima delle ultime 19.
Poco alla volta, nell’ultima stagione e mezza, i malumori dei romanisti si sono trasformati in insofferenza e poi in aperta contestazione. Sul banco degli imputati sono finite le idiosincrasie del gioco di Garcia: difesa scomposta, attacco affannoso, scelte tecniche simili a scommesse – con troppi giocatori fuori ruolo – e troppo affidamento riposto nelle volatili ispirazioni dei solisti. In queste condizioni, spesso è bastato che si inceppasse un solo ingranaggio perché tutta la macchina girasse a vuoto, sintomo che la coesione della squadra lascia a desiderare.
A dare il colpo di grazia al tecnico francese sono stati i pareggi con Chievo e Milan, nelle due giornate di serie A giocate dopo la pausa natalizia, che hanno portato a sette punti il distacco dalla vetta del campionato: prima delle feste erano quattro.
Con lui se ne vanno gli assistenti Frédéric Bompard e Claude Fichaux: li sostituiranno i fedelissimi di Spalletti, Marco Domenichini e Daniele Baldini. In attesa dell’insediamento del nuovo mister, oggi pomeriggio la prima squadra si allenerà agli ordini del tecnico della Primavera, Alberto De Rossi.
Rimandata a fine stagione, invece, qualsiasi decisione sul futuro di Sabatini. Negli ultimi mesi il DS ha difeso Garcia a oltranza (“Se cade lui, cadiamo tutti”). Sono state sue la scelta di rivolgersi a Spalletti e la gestione della prima fase della trattativa, avvenuta in gran segreto in un ristorante in Umbria, che ha permesso all’allenatore di volare a Miami con le idee abbastanza chiare.
Al riparo da occhi indiscreti, il tecnico in pectore ha presentato alla società la sua lista della spesa per la sessione di mercato che scade il 1° febbraio. Probabilmente la Roma acquisterà un terzino, che dovrebbe essere Adriano Correia, in arrivo dal Barcellona; questo permetterebbe a Florenzi di tornare nel suo ruolo naturale di esterno alto, dopo aver passato metà della stagione a fare il difensore con alterne fortune. Arriverà anche un attaccante per sostituire Iturbe: probabilmente Perotti del Genoa, altrimenti El Shaarawy. Escluso Iturbe, tutte le altre operazioni in uscita sono sospese fino a nuovo ordine. Spalletti sarebbe felicissimo di veder tornare Paredes dal prestito all’Empoli e di avere a disposizione un difensore in più (si è fatto il nome di Tonelli, sempre in forza all’Empoli).
Come accennato in precedeneza, Spalletti ha già allenato la Roma per tre anni e mezzo, dal 2005 al 2009. Ha conquistato gli ultimi trofei giallorossi, due coppe Italia e una Supercoppa italiana, ha predicato un calcio bello ed efficace e ha conquistato l’affetto della curva sud. Certo, i tifosi sono convinti che avrebbe potuto vincere di più, soprattutto se si considerano la forza della rosa e i problemi della concorrenza, piegata dalle penalizzazioni seguite allo scandalo Calciopoli. I romanisti ricordano ancora con un certo rammarico la rimonta, sfumata solo all’ultima giornata del 2007/08, sull’Inter di Roberto Mancini: un altro ex di ritorno che Spalletti ritroverà sulla stessa panchina.
Con il tecnico di Certaldo, comunque, la Roma si è presa diverse soddisfazioni sia in Italia, come il record di 11 vittorie consecutive in campionato, che in Europa, dove per tre anni di fila la squadra ha superato la fase a gironi di Champions League. Non sono mancati i riconoscimenti individuali: ad esempio la Scarpa d’oro come miglior marcatore dei campionati nazionali europei 2006/07, assegnata a Francesco Totti con 26 goal.
Sono stai la scomparsa del presidente Franco Sensi, nel 2008, e il conseguente ridimensionamento economico della società, pesantemente indebitata con il gruppo bancario Unicredit, a provocare la crisi sportiva che costrinse Spalletti a dimettersi dopo due sconfitte nelle prime due giornate del campionato 2009/10. La squadra che aveva messo a punto lui, riorganizzata da Claudio Ranieri con un modulo meno spericolato e l’inserimento di un centrattacco all’antica come Luca Toni, arrivò seconda e rischiò di nuovo di vincere il campionato.
Il tecnico si è consolato a San Pietroburgo, dove ha guidato lo Zenit dal 2010 al 2014. Nella città degli zar Spalletti ha avuto riconoscimenti economici e sportivi – due campionati russi, una coppa e una supercoppa –, ma non è entrato nel cuore dei tifosi come in quella dei Cesari.
Di quella Roma oggi rimangono pochi elementi: Totti e Daniele De Rossi in campo, il preparatore atletico Luca Franceschi in panchina. C’è anche l’espertissimo De Sanctis, portiere dell’Udinese che Spalletti lasciò – quarta e qualificata in Champions – per la sua prima avventura a Roma. Quell’esperienza si era chiusa all’insegna dell’amarezza: l’allenatore era stato criticato anche dai giocatori più rappresentativi, tra cui, per ironia della sorte, proprio Totti e De Rossi. Ma il messaggio del numero 10, al momento dei saluti, oggi più che nostalgico suona profetico: “Avrei voluto chiudere la carriera con te come allenatore”.
F.M.R.
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