Ha già vinto tre Golden Globe e al momento è il titolo con il maggior numero di candidature ai prossimi Oscar, 12 in tutto, Revenant- Redivivo di Alejandro González Iñárritu con Leonardo Di Caprio è certamente il film più atteso di queste settimane nelle sale .
A quanto pare, sta diventando una regola: almeno una volta nella propria carriera ogni grande attore hollywoodiano che si rispetti deve avere il coraggio di dimostrare di saper rinunciare al proprio bell’aspetto per mettere a nudo le proprie capacità di recitazione anche in condizioni sgradevoli. Leonardo Di Caprio non si sottrae alla prova e non teme di mostrarsi al pubblico irriconoscibile, nei panni del leggendario esploratore Hugh Glass, barbuto, sporco e con il corpo devastato dalle ferite.
Per il momento però la dura esperienza di Revenant ha già fatto guadagnare a Leonardo un Golden Globe come miglior attore. Bisogna inoltre riconoscere che l’abbrutimento cui si sottopone Di Caprio in questo film non sembra aver turbato troppo nemmeno le numerose e chiassose fan che ieri lo attendevano a Roma fuori dalla Casa del Cinema per salutarlo, nel suo breve passaggio sul red carpet, prima della presentazione ufficiale del film. Tuttavia la lotta per l’Oscar al miglior attore protagonista è dura: Eddie Redmayne (The Danish Girl), Michael Fassbender (Steve Jobs), Bryan Cranston (Trumbo) e Matt Damon (Sopravvissuto – The Martian) sono avversari di tutto rispetto anche per chi, come Leo, è arrivato alla sua sesta nomination.
Anche Tom Hardy, nel film John Fitzgerald, cinico compagno di caccia di Glass, merita davvero la sua candidatura come miglior attore non protagonista. Hardy è assai convincente nel ruolo del cacciatore egoista, senza scrupoli e attaccato al denaro, abbrutito e incattivito dalla dura vita nelle terre selvagge del West. Il suo personaggio è credibile, soprattutto se si tiene conto che Revenant è ispirato a eventi realmente accaduti sullo sfondo della frontiera americana del XIX secolo. Le riprese sono state effettuate in Canada e Argentina, regioni in cui il clima e la natura sono imprevedibili e per riuscire a comprendere a pieno l’esperienza dei cacciatori di pellicce dei primi decenni del 1800, la produzione del film ha voluto sperimentare alcune delle aspre condizioni di vita dei protagonisti del film.
Durante una spedizione in un territorio incontaminato e sconosciuto per sfuggire all’attacco degli Indiani d’America, l’esploratore Hugh Glass viene aggredito da un’orsa. Ferito a morte, in un primo momento viene soccorso dai compagni, ma questi, colti lungo il tragitto dal sopraggiungere dell’inverno, sono costretti ad abbandonarlo morente. Atrocemente tradito da John Fitzgerald, che prima di scappare uccide suo figlio, e nonostante le ferite mortali, Glass riesce a sopravvivere. Sostenuto interiormente dal desiderio di rendere giustizia alla moglie, un’indiana d’America, e al figlio, Hugh intraprende un viaggio epico di oltre 300 chilometri attraverso il grande e selvaggio West, in cui sottopone il proprio corpo a prove estreme oltre i limiti della sopravvivenza, per trovare l’uomo che lo ha tradito. Il suo inseguimento implacabile diventa un’epopea che sfida le avversità, alimentata dal desiderio di onorare il ricordo dei proprio cari e ottenere giustizia.
Iñárritu regala un film di grande pregio per i contenuti umani che riesce a trasmettere attraverso sequenze in cui i dialoghi sono ridotti all’essenziale e tutto è giocato sulle immagini, le azioni e i suoni. Le spettacolari inquadrature a tutto campo degli splendidi paesaggi innevati regalano emozioni visive sorprendenti e pongono un’interessante contrasto con le scene recitate in cui i numerosi primi piani riescono ad offrire allo spettatore la netta percezione di quanto accade nel corpo e nell’animo dei personaggi.
Tuttavia Revenant non è un film di facile visione, sia per le continue e forti scene di violenza sia per lo stile narrativo, che più che per dialoghi procede per immagini e rappresentazioni. L’interesse sembra infatti rivolto più alla ricerca del rapporto dell’uomo con il paesaggio, che lo circonda in condizioni estreme, che non al racconto in se stesso. La storia appare più che altro come un pretesto, l’occasione per scandagliare gli esiti dell’animo umano inserito in una natura bellissima, ma selvaggia e spietata. Per certi aspetti Revenant ricorda un po’ In to the wild e a tratti Balla coi lupi, ma Iñárritu ha un suo stile introspettivo del tutto personale dal forte impatto visivo ed emozionale. Tanto che il protagonista sopporta sofferenze fisiche e interiori così laceranti e prove talmente terribili che lo spettatore potrebbe essere portato quasi a sperare che la sua fine giunga presto, molto più presto rispetto all’intera durata del film.
Vania Amitrano
Laureata in Lettere, amante dell’arte, dello spettacolo e delle scienze umane, autrice di testi di critica cinematografica e televisiva. Ha insegnato nella scuola pubblica e privata; da anni scrive ed esplora con passione le sconfinate possibilità della comunicazione nel web.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy