A Deir az-Zor, nell’est della Siria, si combatte ancora senza quartiere. Secondo l’agenzia Sana, controllata dal regime del presidente Bashar al-Assad, le forze armate lealiste hanno ripreso il controllo di buona parte dei sobborghi di Ayash e Bughailiyya, teatro sabato scorso di un attacco in forze da parte dei miliziani dell’ISIS. In città l’esercito fedele al rais resiste nel quartiere di al-Rashidiyya, sulla linea del fronte
A Bughailiyya circa 60 miliziani fedeli al califfo Abu Bakr al-Baghdadi sarebbero stati uccisi nei bombardamenti russi. Lo ha detto oggi alla stampa il portavoce del ministero della Difesa di Mosca, Igor Konashenkov. In tutta la Siria, da sabato a oggi i bombardieri russi hanno colpito 157 obiettivi dell’“infrastruttura terroristica”, tra cui una “roccaforte” a Latakia in cui sono rimasti uccisi “oltre 20 jihadisti”.
Sabato gli uomini in nero avevano compiuto una strage nelle zone di cui si erano temporaneamente impadroniti. Secondo Sana, le vittime erano state 300, per lo più civili. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (ONDUS), un’ONG indipendente che ha sede a Londra, aveva preferito la stima più prudente, ma altrettanto drammatica, di 135 morti. 80 di loro sarebbero militari e membri delle milizie alleate al governo. Tutti hanno espresso preoccupazione per la sorte di altri 400 civili, in maggioranza donne e bambini, forse rapiti dai jihadisti.
In ogni caso si tratta di una delle stragi più sanguinose dall’inizio della guerra civile, nel 2011. I testimoni hanno raccontato di attacchi condotti da uomini-bomba contro le postazioni dell’esercito, rastrellamenti casa per casa, decapitazioni, crocifissioni e corpi gettati nel fiume Eufrate.
Secondo l’agenzia di stampa iraniana Fars , negli scontri sarebbe morto l’emiro Abu Hamza al-Ansari, uno dei comandanti del califfato nella regione.
La provincia di Deir az-Zor ospita circa tre quarti dei giacimenti petroliferi del paese mediorientale. Il territorio, desertico per la maggior parte, è attraversato dall’Eufrate, il che ne fa un punto di passaggio obbligato verso l’Iraq. La provincia è stata una delle prime zone della Siria a cadere nelle mani dell’ISIS, che ha potuto sfruttare da subito le risorse del sottosuolo. Si calcola che nella zona dei giacimenti i miliziani abbiano allestito circa 350 raffinerie mobili.
F.M.R.
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