Tra il ’43 e il ’45 Trieste e l’Istria italiana conobbero il dramma delle foibe e della persecuzione per popolazioni che avevano avuto il torto di sentirsi parte integrante del nostro Paese. Centinaia di morti e decine di migliaia di profughi: questo il prezzo pagato dagli istriani e dalmati alla fine della guerra quando quelle zone vennero occupate dalle armate di Tito.
Oggi l’Italia ricorda le vittime gettate nelle grandi cavità carsiche situate in Istria e in Dalmazia e l’esilio forzato di migliaia di connazionali.
“Ricordiamo sempre le vittime delle foibe e i nostri fratelli e sorelle che furono costretti a lasciare la loro terra” ha commentato il premier Matteo Renzi su twitter.
Quell’8 settembre 1943. Quando l’Italia firma l’armistizio con gli alleati, gli italiani lo sanno solo cinque giorni dopo. A una popolazione stremata dalla guerra, Badoglio annuncia per radio che tutto si è già deciso senza di loro: via Mussolini, dentro gli alleati. Si chiama “armistizio” ma in realtà è una resa vera e propria. Gli angloamericani avevano di certo aiutato, con quei tre giorni di bombadamenti a Viterbo, a Civitavecchia, a Napoli. Molti italiani cominciano già a festeggiare per le strade la fine di quella che avrebbe dovuto essere una guerra lampo e si è trasformata in un incubo di miseria e disperazione. Ma il conflitto non è finito, si è solo trasformato in guerra civile. Perchè Badoglio non è stato chiaro. Perchè il re, unica figura che forse poteva essere in grado di riunire le diverse fazioni, in nome della fedeltà ad un ideale monarchico, è scappato, si è rifugiato a Brindisi. Perchè ci sono i fascisti da mandare via, ma ci sono anche le truppe tedesche da tenere a bada. Davvero nessuno aveva tenuto conto della reazione della Germania, del fatto che improvvisamente eserciti nemici, si sarebbero trovati vicini tra loro con le canne dei fucili ancora fumanti? La strage di Cefalonia è l’emblema del caos che si apre nel ’43 e purtroppo solo un assaggio delle vittime che farà la guerra civile fino al 1945.
Ma il caos esplode e dilaga anche fuori dai confini nazionali, precisamente in Jugoslavia. Nel 1941 la cosidetta “Terra degli slavi del sud” aveva aderito al patto tripartito con l’Italia e la Germania, provocando un colpo di stato che subito dopo ruppe l’alleanza con l’Asse e portò il Paese ad essere invaso da Hitler e dalle truppe italiane. Nel ’43 si costituitì il Consiglio antifascista di liberazione popolare della Jugoslavia e Tito venne nominato primo ministro. Ma i partigiani jugoslavi non vogliono che se ne vadano solo i fascisti, ma anche gli italiani e il rapporto con le forze della nostra resistenza al confine sono tesi ben prima del ’43.
Quando alla fine dellla seconda guerra mondiale l’esercito jugoslavo si riprende l’Istria e Trieste, tra 4mila e 10mila italiani vengono gettati in oscure caverne verticali, uccisi o costretti a fuggire. Solo in Istria sono state scoperte 1.700 foibe.
“Ristabilire la verità storica e coltivare la memoria sono frutto di un’opera tenace e preziosa, che le associazioni degli esuli e le comunità giuliano-dalmate e istriane hanno contribuito a realizzare” ha affermato il presidente della Repubblica Mattarella,commentando la giornata del ricordo delle foibe, istituita nel 2005.
Mattarella, che oggi si trovava in visita negli Stati Uniti, si è augurato che “la storia e la memoria comune possano fornire un grande aiuto per guardare al futuro e per scacciare dal destino dei nostri figli ogni pulizia etnica e ogni odio razziale”.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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