Molto peggio di quello che tutti, romani per primi, avevano capito del cancro che corrodeva la capitale d’Italia. A zoommare sui danni, sulla cattiva gestione e soprattutto sul malaffare che permeava il tessuto economico, sociale e politico della città, è stato ieri il garante dell’Anticorruzione, il giudice Raffaele Cantone.
Il rapporto Anac sulla gestione del Comune di Roma (2012-2014) parla chiaro ed alza il sipario sulla “sistematica e diffusa violazione delle norme e il ricorso generalizzato e indiscriminato a procedure prive di evidenza pubblica, con il conseguente incremento di possibile fenomeni distorsivi che agevolano il radicarsi di prassi corruttive”.
“L’indagine di Cantone riguarda gli anni dal 2012 al 2014 – si difende su Facebook l’ex sindaco Ignazio Marino – ma quello che è stato accertato non nasce nel 2012. La differenza fra la mia amministrazione e quelle che l’hanno preceduta è che io ho cercato di cambiare il sistema”.
Secondo il dossier di 15 pagine di Cantone, nessun ambito della pubblica amministrazione è risultato immune dal virus della corruzione e a poco o nulla valgono i vari rapporti di “difesa” presentati dai vari dipartimenti.
L’incubo della procedura negoziata. “La gestione delle attività contrattuali di Roma Capitale, nei suoi molteplici aspetti e modalità, -si legge nel testo Anac- non è conforme ai principi di buon andamento e di imparzialità dell’amministrazione sanciti dall’articolo 97 della Costituzione”.
In altre parole: a Roma più che concorsi pubblici, si fanno le cosidette procedure negoziate (circa 1850), cioè s’invitano un limitato numero di imprese a partecipare. Ma le imprese, a quanto è emerso, rischiano di essere sempre le stesse, inquinando l’intero procedimento e arrecando ovviamente un danno a tutti i cittadini. Le conseguenze sono“ricadute negative sulla qualità delle prestazioni e sull’incremento dei costi, nonché sulla lesione della concorrenza, come effetto della sottrazione alle regole di competitività del mercato di una cospicua quota di appalti, affidati per la maggior parte senza gara”
L’efficienza si sa, è forse la prima arma contro la disonestà. Ma come si fa a rendere efficiente un sistema in cui “ciascun dipartimento ha sistemi informativi diversi”, che quindi faticano letteralmente a comunicare tra loro, con un Ufficio contratti che è dotato di “un sistema centralizzato esclusivamente per le gare ad evidenza pubblica”?
Il caso delle Coop. Senza contare che più è difficile comunicare, più diventa complicato scoprire eventuali “anomalie” negli ingranaggi. Per quanto riguarda le cooperative sociali, nel triennio 2012-2014, spiega Cantone, “c’è stato un esorbitante numero di affidamenti di cospicuo valore economico avvenuti in gran parte in forma diretta, a conferma del mancato rispetto dei principi basilari di concorrenza, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza e proporzionalità”.
Disabili, immigrati e room: dove sono i controlli? Il rapporto Anac parla di 2 milioni di euro per l’affidamento del servizio per i disabili, ancora una volta attraverso un “uso improprio della procedura negoziata” e “violazioni della pubblicazione della gara”. Cantone sottolinea anche come “per immigrati e rom non vi siano regolamentazioni specifiche”. Intanto, in mancanza di regole scritte, il malaffare dilaga. Cantoni non risparmia neanche gli animali: a breve, l’occhio del garante arriverà anche a sondare la più che contestata gestione dei canili di Roma.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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