È morto a 102 anni Joseph Medicine Crow, scrittore, storico, antropologo e ultimo capo di guerra dei nativi americani Crow. Noto come uno dei massimi esperti sulla battaglia di Little Bighorn – era l’ultima persona in vita ad aver parlato con un testimone oculare dei fatti – era stato insignito della Legion d’Onore francese e della Medaglia presidenziale della libertà per la sua infaticabile opera di ambasciatore della storia e della cultura dei nativi americani.
Medicine Crow era nato nel 1913 nella riserva Crow, nello Stato USA del Montana. La tribù, circa duemila membri, era decimata dalla fame e dalle malattie. Erano gli anni delle American Indian boarding schools, i collegi nei quali i bambini nati nelle riserve erano obbligati ad adottare usi e costumi dei bianchi, chiusi solo negli anni ’70.
Medicine Crow fu il primo della sua tribù a ottenere un titolo superiore alla laurea, un master in antropologia conseguito alla University of Southern California. Era il 1939. “Volevo dimostrare alla gente, non solo agli indiani ma alla gente in generale, che un indiano era capace di diventare un bravo studente universitario”, ricordava anni dopo.
Pearl Harbor cambiò tutto. Medicine Crow si arruolò nell’esercito USA, anche spinto dalla tradizione guerriera del suo popolo – che era stato acerrimo nemico dei Sioux e dei Cheyenne, e per questo aveva ottenuto da Washington un trattamento appena meno inumano –, e fu assegnato di stanza in Germania. Al ritorno in America, dopo aver raccontato agli anziani della tribù le sue esperienze in Europa, scoprì non senza sorpresa di aver compiuto tutte e quattro le imprese che la tradizione richiedeva ai guerrieri Crow per essere nominati capi: comandare una spedizione in guerra, rubare cavalli al nemico, disarmare un combattente e toccare – ma senza ucciderlo – il primo caduto in uno scontro.
Era stato nominato storico e antropologo ufficiale del popolo Crow nel 1948. Da allora era l’anello di congiunzione fra la sua tribù, e tutti gli altri popoli delle Grandi Pianure, e il mondo dell’uomo bianco. Aveva sentito i racconti della battaglia di Little Bighorn – fatale al generale George Custer – da un prozio che aveva partecipato allo scontro, aggregato alle file dei bianchi come esploratore a cavallo, come capitava spesso ai membri della tribù. Come esperto della storia dei nativi, aveva tenuto lezioni, conferenze, seminari, ed era intervenuto a un vertice dell’ONU.
Nel 2008 parlò a un comizio di Barack Obama in un centro per veterani di Billings, nel Montana. Il vecchio antropologo ricordò al giovane senatore – lui stesso, com’è noto, espressione di una minoranza nella società USA – che i nativi aspettavano dal 1492 di essere “riconosciuti come cittadini di prima categoria”. E l’anno dopo, Obama se ne ricordò e gli conferì la Medaglia presidenziale per la libertà, massima onorificenza concessa ai civili negli USA. Lo definì “un uomo buono, un ‘bacheitche’ nella lingua Crow, la cui vita riflette non solo lo spirito bellicoso dei Crow, ma i più alti ideali dell’America”.
“C’è una linea che unisce due mondi”, aveva detto Medicine Crow al Linfield Magazine, la rivista edita dalla sua università. “Io cammino lungo quella linea, prendo il meglio di entrambi ed evito il peggio”.
F.M.R.
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