Crolla il numero degli sbarchi di migranti sulle coste greche. Secondo la stampa locale, nelle ultime 24 ore sono solo 18 i profughi approdati sulle isole dell’Egeo. Sono gli effetti del piano migranti UE-Turchia. Ma gli esperti avvertono: la chiusura della rotta balcanica rischia di spostare le rotte verso l’Italia.
Secondo i calcoli dell’Alto commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR), dal 1° aprile in Grecia sono sbarcate 1704 persone. Prima che entrasse in vigore l’accordo, una settimana fa, non era insolito che numeri del genere si registrassero in un solo giorno.
Resta da sciogliere, però, il nodo dei 53 mila profughi bloccati in Grecia da quando gli Stati della “rotta balcanica” hanno chiuso le frontiere. Solo a Idomeni, al confine con la Macedonia, l’ultimo censimento delle organizzazioni umanitarie conta 11.269 persone accampate in attesa di improbabili aperture.
Ieri la tensione è sfociata in scontri fra i migranti e la polizia macedone. Tutto è iniziato quando si è diffusa la voce che Skopje avesse intenzione di aprire la frontiera, che si è rivelata priva di fondamento. Nel campo circolavano volantini che invitavano a una “marcia” verso il posto di frontiera. Ma una volta arrivati a ridosso della barriera di filo spinato, qualcuno ha provato a scavalcarla.
Da un lato all’altro delle recinzioni – che non hanno subito danni di rilievo – hanno iniziato a volare sassi e lacrimogeni. Non è chiaro chi abbia dato il via alla sassaiola, con i due schieramenti che si accusano a vicenda, mentre la polizia greca non è intervenuta. Fatto sta che alla fine della giornata si sono contate decine di feriti. Tra i migranti “molti hanno problemi respiratori”, dichiara Achileas Tzemos, un responsabile di Medici senza frontiere, “e tre di loro sono stati trasferiti all’ospedale di Kilkis”. Secondo Skopje sono rimasti contusi anche tre agenti.
Altro effetto collaterale della chiusura forzata della rotta balcanica potrebbe essere un incremento del numero di migranti che tentano la sorte verso le coste italiane. “L’Italia è di nuovo la meta principale degli sbarchi”, sintetizza Christopher Hein, consigliere strategico del CIR (Conisglio italiano rifugiati) in un’intervista a la Repubblica. Gli sbarchi censiti dal Viminale dal 1° gennaio al 7 aprile sono più di 19 mila: “Siamo già al 53% di arrivi in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”, nota Hein, che prosegue:
Indubbiamente dopo il 20 marzo, grazie all’intesa UE-Turchia, gli sbarchi in Grecia sono crollati. Ed è quanto auspicato dalla Merkel, che punta non tanto su respingimenti di massa di rifugiati già arrivati in Europa, ma sull’effetto deterrente che l’accordo dovrebbe avere su chi è in procinto di partire dalla Turchia. Però sappiamo che chiusa una rotta, ce n’è subito un’altra che si apre. Bisogna fare i conti con le persone in carne e ossa che vorranno comunque partire.
Secondo le previsioni meno ottimiste, gli sbarchi in Italia nel 2016 potrebbero essere anche 300 mila. Hein invita alla cautela: “Impossibile fare previsioni. Troppe sono infatti le variabili in gioco, a partire dall’evolversi dell’instabile situazione in Libia”. Ma per mettere in crisi il sistema nazionale di accoglienza bastano numeri molto inferiori.
“La nostra rete d’accoglienza già oggi è sotto stress con oltre 111 mila migranti ospitati”, un numero che oltretutto “rientra ancora nelle quote a noi spettanti” secondo tutti gli accordi in vigore in materia di ridistribuzioni. “Ma se dovessimo davvero registrare sbarchi record – conclude Hein – il sistema dei ricollocamenti dovrebbe rapidamente adattarsi alla realtà”.
Filippo M. Ragusa
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