Non sapevano di tenere un (probabile) Caravaggio in soffitta. Viene presentato oggi alla stampa il dipinto ritrovato a causa di una fuga d’acqua in un solaio di Tolosa, nel sud della Francia, e che, se autenticato, potrebbe valere la cifra di 120 milioni di euro.
Nel quadro (olio su tela 144 x 173, 5 cm) è raffigurata l’eroina biblica Giuditta nell’atto di tagliare la testa al generale assiro Oloferne. Lo stesso soggetto è stato ripreso da moltissimi artisti, tra cui Botticelli, Michelangelo, Artemisia Gentileschi e ovviamente Caravaggio, che ne dipinse due versioni: una, datata 1607 e ritenuta praticamente una copia dell’originale, dipinta a Napoli; l’altra, tutt’ora conservata a Roma, si trova nella Galleria Nazionale d’arte antica di Palazzo Barberini.
Il dipinto, che è in “in uno stato di conservazione eccezionale”, come assicura il gabinetto di expertise Eric Turquin, ha raggiunto la collezione privata della famiglia di Tolosa a metà del XIX sec, quindi nel corso del 1800.
Le versioni di Giuditta ed Oloferne. Lo stesso soggetto è stato ripreso da moltissimi artisti, tra cui Botticelli (1474), Michelangelo (1508), Artemisia Gentileschi 8 (1620) e Klimt (1901). La versione di Klimt è forse quella più moderna, non solo perchè più recente, ma anche perchè è quella che trasmette, tra le altre cose, quella nota di sensualità che mancava nelle altre altrettanto celebri versioni del quadro.
Guardandolo, pur non essendo dei critici d’arte, ci si accorge di alcuni elementi fortemente innovativi come ad esempio, che è Giuditta a dominare l’intera scena. La domina non solo perchè la sua figura occupa tutto il quadro (la testa di Olferne spunta appena tra la sue dita in basso a sinistra), ma anche e soprattutto con la lascività dello sguardo e del seno nudo sullo sfondo dorato, richiamando l’attenzione non tanto sull’aggressività e la violenza dell’atto in sè, quanto sulla pericolosità della donna seduttrice, sulla cacciatrice che finge solo per un momento di essere preda, più Mata Hari che eroina biblica.
Ma vale la pena soffermarsi anche sulla versione dipinta dall’unica donna del gruppo di artisti che hanno scelto di portare sulla tela l’episodio dell’Antico Testamento. La pittrice Artemisia Gentileschi (Roma, 1593 – Napoli, 1653) rispetta i parametri della scuola caravaggesca, per i colori, la drammaticità della scena. Eppure c’è qualcosa di più in questo quadro che, volendo assencondare un certo luogo comune, sembra essere stato dipinto da un uomo, vista la forza e la carica emotiva che sprigiona.
Chi penserebbe infatti che sopra un lenzuolo studiato di candori e ombre diacce degne d’un Vermeer a grandezza naturale, dovesse avvenire un macello così brutale ed efferato […] Ma – vien voglia di dire – ma questa è la donna terribile! Una donna ha dipinto tutto questo? […]che qui non v’è nulla di sadico, che anzi ciò che sorprende è l’impassibilità ferina di chi ha dipinto tutto questo ed è persino riuscita a riscontrare che il sangue sprizzando con violenza può ornare di due bordi di gocciole a volo lo zampillo centrale! Incredibile vi dico! Eppoi date per carità alla Signora Schiattesi – questo è il nome coniugale di Artemisia – il tempo di scegliere l’elsa dello spadone che deve servire alla bisogna! Infine non vi pare che l’unico moto di Giuditta sia quello di scostarsi al possibile perché il sangue non le brutti il completo novissimo di seta gialla? Pensiamo ad ogni modo che si tratta di un abito di casa Gentileschi, il più fine guardaroba di sete del Seicento europeo, dopo Van Dyck [Roberto Longhi, 1916]
Chi penserebbe infatti che sopra un lenzuolo studiato di candori e ombre diacce degne d’un Vermeer a grandezza naturale, dovesse avvenire un macello così brutale ed efferato […] Ma – vien voglia di dire – ma questa è la donna terribile! Una donna ha dipinto tutto questo?
[…]che qui non v’è nulla di sadico, che anzi ciò che sorprende è l’impassibilità ferina di chi ha dipinto tutto questo ed è persino riuscita a riscontrare che il sangue sprizzando con violenza può ornare di due bordi di gocciole a volo lo zampillo centrale! Incredibile vi dico! Eppoi date per carità alla Signora Schiattesi – questo è il nome coniugale di Artemisia – il tempo di scegliere l’elsa dello spadone che deve servire alla bisogna! Infine non vi pare che l’unico moto di Giuditta sia quello di scostarsi al possibile perché il sangue non le brutti il completo novissimo di seta gialla? Pensiamo ad ogni modo che si tratta di un abito di casa Gentileschi, il più fine guardaroba di sete del Seicento europeo, dopo Van Dyck [Roberto Longhi, 1916]
Forse in tutto ciò è anche possibile riscontrare un desiderio di rivalsa della pittrice che nella vita non riuscì a soddisfare, scaturito dal dolore provato per la violenza sessuale subìta nel 1611 da Agostino Tassi, un altro pittore che frequentava lo studio del padre.
Ovviamente, il processo di autenticazione del dipinto, già dichiarato “Tesoro nazionale” dal ministero della Cultura francese, si prospetta lungo e laborioso e durerà circa trenta mesi.
In compenso, c’è almeno una cosa che depone a favore dell’autenticazione o almeno della sua attribuzione a un seguace della scuola di Michelangelo Merisi: i proprietari sono i discendenti di un ufficiale dell’esercito napoleonico. A questo punto, ciò che sorprende non è tanto che sia stato ritrovato un Caravaggio in una soffitta francese, quanto che ce ne fosse solo uno.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy