In Gran Bretagna il Partito laburista perde terreno ovunque, ma il suo candidato Sadiq Khan potrebbe conquistare la poltrona di sindaco di Londra. Stabili i Conservatori, già al governo a Westminster, mentre guadagnano terreno gli euroscettici dell’UKIP.
Ieri gli elettori britannici sono andati alle urne per eleggere 125 consigli degli enti locali, quattro sindaci – tra cui quello di Londra – e i tre parlamenti regionali di Scozia, Galles e Irlanda del Nord.
I laburisti, come detto, arretrano ovunque. La sconfitta più netta è arrivata in Scozia. Gli indipendentisti dello Scottish National Party hanno vinto come previsto, con 63 seggi su 129 del parlamento regionale, e la loro leader Nicola Sturgeon sarà First Minister per un altro mandato, anche se si dovrà limitare a un governo di minoranza. Ma il balzo in avanti dei conservatori – 31 seggi – relega il partito di Jeremy Corbyn a terza forza, in quello che fino a pochi anni fa, prima dell’esplosione dello SNP, era un feudo laburista.
Mai prima d’ora a Holyrood i rappresentanti conservatori erano stati più dei laburisti. “Il Labour ha completamente perso il contatto coi lavoratori”, ha commentato David Cameron, capo del governo e del Partito conservatore. Il risultato dei Tories, invece, è “straordinario”.
Corbyn ha ammesso la sconfitta in Scozia, ma ha rivendicato di aver “retto in Inghilterra” e ottenuto un risultato “eccezionale” in Galles. In effetti, pur avendo perso consiglieri in tutto il Paese, il partito ha conservato gran parte degli enti locali che controllava nel mandato precedente, e ha mantenuto Joe Anderson municipio di Liverpool. La notizia migliore per Corbyn potrebbe arrivare dalla capitale: il suo candidato Sadiq Khan potrebbe essere il prossimo sindaco di Londra. Con un terzo delle schede ancora da registrare, Khan, un avvocato di 45 anni figlio di immigrati pakistani, è in vantaggio di dieci punti (44% contro 35%) sul conservatore Zac Goldsmith. Secondo gli analisti, per nominarlo potrebbe non servire nemmeno il ballottaggio.
Se Khan vincerà, in ogni caso, sarà il primo musulmano eletto sindaco di una capitale dell’Europa occidentale. La sua religione è stata al centro dell’attenzione per tutta la campagna elettorale: lui ha accusato Goldsmith di aver organizzato una campagna denigratoria nei suoi confronti, mentre il rivale gli ha imputato di trincerarsi dietro le leggi contro l’odio razziale e religioso. Si è scritto molto anche sulle differenze sociali ed economiche fra le famiglie dell’uno – figlio di immigrati, come si è già detto: il padre autista di bus, la madre sarta – e dell’altro – figlio di un finanziere miliardario, studente a Eton e Cambridge. Per completare il quadro, diversi commentatori hanno lamentato la troppa attenzione riservata ai profili personali dei candidati, rispetto ai programmi.
Chi si è detto più soddisfatto dei risultati delle urne, però, è Nigel Farage, il leader dell’UKIP. Il partito euroscettico continua a crescere, confermando la tendenza già in atto l’anno scorso in occasione delle elezioni politiche. Stamattina, con lo spoglio delle schede ancora a metà, l’UKIP si era già assicurato 28 seggi nei consigli locali inglesi: in tutta la tornata elettorale precedente erano stati solo 5. Buone notizie per gli euroscettici arrivano anche dal Galles, dove il partito ottiene per la prima volta sei seggi nel parlamento locale.
La “svolta” di cui parla Farage arriva a meno di due mesi dal referendum, in programma il prossimo 23 giugno, sulla permanenza del Regno Unito nella UE. E oggi a favore del Brexit si è espresso anche Donald Trump. Il miliardario newyorkese, ormai praticamente certo di rappresentare il Partito repubblicano alle presidenziali USA del prossimo novembre, ha preso posizione in un’intervista concessa a Fox News. Trump si è detto convinto che i britannici “facciano meglio” a uscire dall’Unione. “Non lo dico però come raccomandazione”, ha precisato: “È solo la mia sensazione”.
F.M.R.
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