L’età anagrafica spesso non corrisponde a quella biologica né tanto meno a quella psicologica. Quante volte ci è capitato d’incontrare una vecchia conoscenza e di pensare: “Gli anni, me li porto meglio io!” oppure “Ma tu guarda come si porta bene gli anni! Ma come farà?” Ma quale può essere il segreto di una persona che superati i 50 anni si trovi ancora con un pieno di energia da fare invidia ad un ventenne?
Molti di noi hanno sempre – e, magari, se ne lamentano – troppe cose da seguire durante il giorno tanto che alla sera si ritrovano a fare tardi per portare a termine tutti gli impegni familiari e di lavoro dopo una giornata senza tregua. Sembra incredibile, ma è proprio quel vivere di corsa che potrebbe far bene alla mente, rallentare il declino delle funzioni cognitive. Lo suggerisce uno studio condotto su over-50 e pubblicato sulla rivista Frontiers in Aging Neuroscience, secondo cui essere sempre indaffarati si sposa con migliori performance cognitive, indipendentemente dal proprio livello di istruzione.
E’ possibile, spiega all’ANSA uno degli autori del lavoro, Sara Festini, del Center for Vital Longevity della University of Texas di Dallas, che chi è sempre indaffarato mantenga l’allenamento mentale, più di una persona poco occupata, e per questo finisca per avere performance cognitive maggiori.
“Eravamo interessati a vedere se una vita troppo impegnata fosse deleteria o meno per la mente“, spiega Festini, proprio perché è noto che troppi oneri si associano a un carico di stress non indifferente. A tale scopo i ricercatori hanno somministrato questionari a 330 volontari. I questionari indagavano la mole di impegni quotidiani di ciascuno – sia responsabilità familiari, sia lavorative. Poi i partecipanti sono stati sottoposti a test di vario tipo per misurarne l’abilità del cervello dell’elaborare informazioni. E’ emerso che a qualsiasi età e indipendentemente dal livello di istruzione, essere impegnati durante il giorno si associa a migliori processi comportamentali quali la memoria, l’associazione, l’apprendimento, la formazione di concetti, il linguaggio l’attenzione, la percezione, l’azione la risoluzione dei problemi, l’associazione di immagini.
Al momento, conclude Festini, non si può stabilire una relazione di causa-effetto tra vita indaffarata e maggiori capacità cognitive. Ma in futuro nuove ricerche potrebbero verificare se l’essere sempre pieni di impegni sia associato a modifiche nel tempo delle abilità cognitive e se vi siano differenze in struttura e funzione del cervello di individui più o meno impegnati.
A.B.
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