Sfugge all’agguato mafioso il presidente scagliato contro la ‘Mafia dei Pascoli’

“Finirai scannato tu e Crocetta”. Questo il testo della minaccia arrivata nel 2014 a Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi, scampato la scorsa notte a un attentato mafioso lungo la strada statale che collega San Fratello a Cesarò, nel Messinese. Antoci è stato portato in ospedale insieme a un agente della scorta, ma entrambi non sono feriti.

Dopo le minacce di morte e i proiettili calibro 9 recapitati nel 2015, Cosa Nostra è passata ai fatti: due sicari hanno tentato di uccidere il presidente della più grande riserva della Sicilia, sparando alla sua auto blindata.

Antoci aveva parlato più volte della cosiddetta ‘Mafia dei Pascoli’, così come l’aveva definita il presidente della Regione, anche lui finito nel mirino dell’organizzazione criminale, Renato Crocetta. Si tratta di terreni per l’allevamento controllati dalla Mafia ma mantenuti dai fondi pubblici italiani ed europei.

Da marzo 2014, su sollecitazione di Antoci, Rosario Crocetta e del Prefetto di Messina Stefano Trotta, sulla gestione degli appezzamenti  del parco era stata imposto un protocollo di legalità, che obbligava gli enti regionali a chiedere una certificazione antimafia anche per acquisti di terreno inferiori a 150mila euro. Alla fine, il bilancio è stato di 2,5 milioni di fondi pubblici revocati.

I due criminali sono stati messi in fuga dall’agente della scorta che ha subito risposto al fuoco, insieme alla polizia a bordo della seconda macchina su cui viaggiava il dirigente del commissariato di Sant’Agata di Militello Daniele Manganaro. Le misure di sicurezza sulla persona del presidente verrà ora ovviamente rafforzata in seguito all’accaduto.

Immediate le dichiarazioni di solidarietà e l’appoggio di vari associazioni oltre che del presidente della regione Crocetta, che si è subito recato a casa di Antoci per esprimere il suo supporto.

“Il mio grazie alla Polizia di Stato per avermi salvato la vita. Sono preoccupato ma sereno“, ha detto Antoci.

P.M.