Il ghiaccio del Polo Nord potrebbe scomparire entro l’anno. Per la prima volta dopo 120 milioni di anni l’Artide potrebbe ritrovarsi di nuovo senza ghiaccio. Secondo il professore e capo del dipartimento Polar Ocean Physics Grup all’Università di Cambridge, Peter Wadhams “Il ghiaccio dell’Artico può svanire, riducendosi a un’area di meno di un milione di chilometri quadrati”.
E potrebbe accadere già a settembre di quest’anno. “Anche se il ghiaccio non dovesse sparire completamente – ha continuato Wadhams – è probabile che quest’anno si stabilirà un altro record. E sono convinto che si tratti di meno di 3,4 milioni di chilometri quadrati (il record attuale): potrebbe scendere a un milione e se non dovesse accadere quest’anno succederà il prossimo”.
Per il momento, le ipotesi del professore di Cambridge non sono avallate dall’intera comunità scientifica. Peter Gleick del Pacific Institute in Oackland in California, ammette di “non avere idea” se le previsioni di Wadhams risulteranno essere corrette. Mentre Gleick invita alla prudenza, la professoressa della Rutgers University, Jennifer Francis, è d’accordo con il quadro basato sui dati dell’Us National Snow&Ice Centre, ma non sulla tempistica: secondo la Francis il ghiaccio potrebbe effettivamente scomparire, ma non prima del 2030-2050.
Ma perchè nello studio non si fanno accenni anche al Polo Sud? Semplicemente, perchè è meno probabile che si sciolga. L’Antartide, è infatti notoriamente più freddo rispetto al Polo Nord, essendo a tutti gli effetti un continente coperto da una spessa calotta di ghiaccio che si protende fino al mare. Al contrario, l’Artide, che comprende parti di Russia, Alaska, Canada, Islanda, Lapponia e Novergia e Groelandia, è più che altro un’area oceanica circondata da masse continentali che proprio grazie al calore dell’acqua, si sono ricoperte di foreste e dato vita alla tundra o bioma, costituita prevalentemente da piante perenni, capace di resistere anche a temperature di 71 gradi sotto lo zero (come il record registrato in Siberia).
Gli effetti dello scioglimento dei ghiacciai del Polo Nord avrebbero ovviamente ripercussioni gravissime per l’intero pianeta, a cominciare dalla flora e dalla fauna che si è adattata, attraverso millenni di evoluzione, alla rigidità del clima e all’ambiente duro e selvaggio delle banchine polari…
Pinguini e orsi polari. Due animali a cui subito pensiamo quando parliamo, indistintamente di “ambienti polari”, e che ci vengono subito in mente immaginandoli tra deserti di ghiaccio e sferzanti venti del Nord. Eppure, non si sono in realtà mai visti in faccia. Ed è un sollievo se si pensa che l’orso polare divora praticamente tutto ciò che si trova davanti. Il pinguino (per sua fortuna, dal momento che deve già fare i conti con le foche) vive al Polo Sud, dove la temperatura è più rigida. Per quanto riguarda il temibile ma bellissimo orso bianco, malgrado abbia veramente pochi gli avversari che si rivelerebbero temibili in un corpo a corpo, stime del 2010 lo davano come un animale a forte rischio di estinzione, con appena 20mila esemplari tra Siberia, Alaska e Canada. Questo ovviamente, sopratttutto a causa del pericolo che correva e che corre ancora il suo habitat naturale.
Ma l’orso polare non è il solo abitante del Polo Nord: insieme a lui vivono e coesistono, anche caribù, ermellini, volpe artiche, lepri. Ma anche trichechi, foche, la balena della Groenlandia o balena artica, ed altri cetacei come il beluga e il narvalo, detto la balena cadavere.
Nel 2013 il WWF aveva lanciato una campagna chiamata “Last Ice Area”, per salvare l'”ultima spiaggia” dell’orso polare e proteggerlo dall’estinsione.
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