Si stringe il cerchio intorno a Sirte, la più grande città della Libia ancora occupata dai miliziani dell’ISIS. L’esercito di Tripoli – fedele al governo di unità nazionale presieduto da Fayez al-Sarraj, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale – avanza da due fronti e dal mare. Ma verso la città si stanno muovendo anche le milizie comandate dal generale Khalifa Haftar, che sostengono invece il governo di Tobruk e spingono da sud.
Secondo Rida Issa, che comanda le operazioni navali per conto di Tripoli, le sue forze navali “controllano tutto il litorale di Sirte”, e i miliziani “non saranno in grado di fuggire via mare”. Alcuni testimoni sostengono di aver riconosciuto seguaci dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi che tentavano la fuga via terra, mescolandosi agli sfollati. Alcuni si sarebbero rasati la barba per non destare sospetti fra le truppe nemiche.
Intanto sul fronte di terra le truppe del governo libico riconosciuto sarebbero già riuscite a entrare nel centro della città, strappando ai miliziani due fortini, Tagreft e al-Jalet, e un ponte. Lo afferma il governo dalla sua pagina su Facebook. I bombardamenti aerei avrebbero danneggiato il quartier generale dell’ISIS a Sirte e rimosso alcuni ostacoli lasciati dai miliziani in fuga per rallentare e complicare l’avanzata dell’esercito, come mine antiuomo e camion bomba.
Diversi video pubblicati la scorsa notte mostrano mezzi corazzati con le insegne del governo di Tripoli nelle strade deserte di Sirte, tra palazzi ridotti a scheletri da mesi di bombardamenti. Il comando delle operazioni ha annunciato di aver liberato un numero imprecisato di prigionieri, “che erano detenuti dall’ISIS e che portano sui loro corpi segni di tortura”.
Intanto i jihadisti avrebbero perso anche il controllo di Harawa, una cittadina circa 50 km a est di Sirte. Nei giorni scorsi, milizie fedeli al governo di Tripoli hanno catturato le città di Nofaliya e Ben Jawad.
L’ISIS perde colpi anche in Medio Oriente. Secondo una tv locale irachena, al-Sumaria, che cita fonti sul campo, un raid della Coalizione internazionale a guida USA avrebbe colpito un edificio nei dintorni di Mosul, dov’era in corso una riunione di leader dello Stato terrorista. Lo stesso Baghdadi sarebbe rimasto ferito. Anche altre fonti hanno riportato la notizia di un bombardamento a ovest di Mosul – per la precisione nel distretto di al-Baaj, non lontano dal confine siriano – ma senza avanzare ipotesi sull’identità delle vittime, che sarebbero sette, o di altri feriti. Anche il colonnello Chris Gaver, un portavoce della Coalizione, ha dichiarato al New York Times di non avere “nulla da confermare al momento”.
Non è la prima volta che si diffondono voci su un possibile ferimento o morte di Baghdadi. Oggi, intanto, ricorre il secondo anniversario dall’occupazione di Mosul da parte dei suoi uomini in nero. Proprio lì, poche settimane dopo aver preso il controllo della città, il leader jihadista si proclamò Califfo, mossa che ha scandalizzato il mondo islamico pressoché all’unanimità.
Dall’Egitto, intanto, arriva un’altra dura presa di posizione dell’Osservatorio religioso sunnita, che ha definito “irreali” le minacce dell’ISIS di attaccare la Sfinge e le piramidi di Giza. L’autorità religiosa di Stato ha accusato i jihadisti di voler “colpire il turismo in estate” e ha lodato la “polizia coraggiosa che si sacrifica” per proteggere il Paese dal terrorismo.
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