Un traffico di migranti da milioni di euro e gli organi di coloro che non ce la facevano venduti al miglior offerente. Questo il giro criminale transnazionale scoperto dalla Dda di Palermo che in queste ore sta disponendo fermi (per ora 38) nei confronti degli indagati in diverse città italiane.
Arrivavano anche ad uccidere coloro che non potevano permettersi la traversata o chi non poteva pagare il riscatto richiesto dalle famiglie. Il pentito eritreo Noureddin Atta ha consegnato agli uomini della squadra mobile di Palermo della Sco foto e video che testimoniano le atrocità del terzo filone d’inchiesta aperta dalla Procura palermitana relativo all’organizzazione di trafficanti di esseri umani diretta da Medhanie Mered, di origine libica, arrestato lo scorso maggio in Sudan.
Mered, che comparirà oggi davanti al giudice dell’udienza preliminare, aveva messo su un’organizzazione che aveva a Roma, la sua succursale principale: la Polizia di Stato ha sequestrato infatti in profumeria della Capitale, a via Volturno, 526mila euro e 25mila dollari in contanti, oltre ad un libro mastro, un vero e proprio libretto nero che riportava nominativi di cittadini stranieri e indirizzi di contatto.
Talvolta i migranti non hanno i soldi per pagare il viaggio che hanno effettuato via terra, né a chi rivolgersi per pagare il viaggio in mare – ha affermato Atta – e allora mi è stato raccontato che queste persone che non possono pagare vengono consegnate a degli egiziani per una somma di circa 15.000 dollari. In particolare questi egiziani vengono attrezzati per espiantare gli organi e trasportarli in borse termiche.
Tra i 38 fermati ci sarebbe anche un uomo italiano di 46 anni, Marco Pannelli. “Uno si chiama Valentino ed e’ stato arrestato in Germania, l’altro si chiama Marco e si trova a Perugia. Sia Valentino che Marco lavorano con un furgone con il quale trasportano circa 14 persone a settimana per conto dell’organizzazione”, ha continuato Atta.
Le transazioni venivano effettuate secondo il cosiddetto metodo “hawala”, basato principalmente sulla fiducia della rete di mediatori che da Dubai, facevano arrivare i soldi a Roma, nella profumeria di Via Volturno e in un negozio in via Montebello, di fronte al ministero delle Infrastrutture.
A coloro che se lo potevano permettere, l’organizzazione permetteva di arrivare in Italia attraverso falsi ricongiugimenti con la famiglia d’origine ma provvedeva anche a finti matrimoni per arrivare in Europa in aereo o via terra, senza rischiare l”‘incombenza” di un viaggio in mare sui barconi. Premura che i criminali si facevano pagare a caro prezzo, anche 10mila o 15mila euro in più. Le mete preferite erano Olanda e Svezia.
Al traffico di esseri umani e di organi ci si aggiungeva anche quello della droga. Da questa attività “collaterale” il volume degli affari della Profumeria gestita dall’eritreo arrivano anche a 300mila euro a settimana, che puntualmente venivano consegnati ogni sabato ad un altro emissario eritreo che girava il denaro in Libia.
Una rete di telecamere e microspie piazzate mesi fa dalla Polizia ha scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora, riguardante anche una sostanza stupefacente chiamata chitarra, proveniente dall’Etiopia.
P.M.
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