Workers dig foundations of a wall along the road leading to the harbour of Calais, northern France on September 20, 2016 to stop migrants from jumping on lorries heading to Britain. The squalid migrant camp known as the "Jungle" in France's northern port of Calais has become home to nearly 1,000 more people since August, bringing the total to more than 10,000, two charities working there said on September 19. / AFP PHOTO / PHILIPPE HUGUENPHILIPPE HUGUEN/AFP/Getty Images
A Calais, nel nord della Francia, sono iniziati i lavori per la costruzione del muro voluto e finanziato dal governo britannico. Secondo Londra, la Grande muraglia di Calais dovrebbe impedire ai migranti accampati in territorio francese di nascondersi a bordo dei tir diretti oltremanica.
Secondo il progetto, la barriera in cemento armato sarà alta quattro metri e dotata di telecamere di sorveglianza per una lunghezza di oltre un chilometro. I lavori preparatori sono iniziati a fine agosto, e secondo la prefettura del Nord-Pas de Calais il cantiere completerà il lavoro entro la fine dell’anno.
Il tracciato della “Grande muraglia” passa a poche centinaia di metri dalla Giungla, la vasta tendopoli dove secondo le ultime stime alloggiano più di diecimila migranti in condizioni igieniche e sanitarie allarmanti: una delegazione inglese che lo ha visitato qualche settimana fa lo ha definito “una vergogna per la specie umana”. Parigi ha di nuovo promesso di smantellarla entro la fine dell’anno, ma non è la prima volta che succede, e finora il campo è sopravvissuto a tutti i tentativi di sgombero. Calais è un punto di passaggio pressoché obbligato per raggiungere le isole britanniche: da qui partono il tunnel ferroviario sotto la Manica, che riemerge a Folkestone, e le rotte dei traghetti che portano i camion merci a Dover.
Il progetto della “Grande muraglia”, allo studio già da anni, è stato rivelato al pubblico soltanto lo scorso marzo, durante un incontro fra il presidente francese François Hollande e l’allora premier britannico David Cameron, che nel frattempo si è dimesso ed è stato rimpiazzato da Theresa May. Non sfuggono i significati simbolici di una decisione del genere: prima del referendum sulla Brexit, Calais era uno dei luoghi chiave di quell’integrazione europea e occidentale di cui Francia e Regno Unito erano due dei protagonisti.
Vale anche la pena di ricordare che tutti i protagonisti politici della vicenda hanno tuonato contro le iniziative analoghe prese da altri governi europei, a cominciare dagli annunci del premier ungherese Viktor Orban. Nei mesi scorsi, Budapest ha annunciato di voler raddoppiare la barriera innalzata l’anno scorso lungo il confine con la Serbia: si tratta di 175 km di filo spinato, presidiati da un contingente di oltre 6 mila poliziotti. Barriere simili sono spuntate nei mesi successivi lungo i confini Macedonia-Grecia, Grecia-Turchia e Bulgaria-Turchia, sempre lungo la rotta balcanica seguita da chi fugge dal Medio Oriente. Solo annunciata, invece, la costruzione di una barriera al passo del Brennero; ma l’Austria ha aumentato fino a 2200 il numero di soldati schierati a protezione del suo confine con l’Italia.
F.M.R.
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