Sale la temperatura dello scontro tra Governo italiano e Unione Europea. Per sapere a che punto è la discussione internazionale sulla Finanziaria italiana del 2017 basta guardare al duro botta e risposta tra il premier e il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker.
Da una parte, Renzi non cede di una virgola sull’aumento degli stanziamenti per “emergenza terremoti, messa in sicurezza e migranti” che porterebbe il debito italiano a quota 2,3%. Troppo per gli standard europei e comunque una quota superiore a quella che l’Italia aveva precedente sottoscritto nel Patto di stabilità. I soldi per l’edilizia scolastica “li mettiamo fuori dal Patto di stabilità, vogliano o meno i funzionari di Bruxelles” ha ribadito il premier. In altre parole, l’obiettivo del Governo e della Legge di Stabilità è di togliere dal conteggio del deficit strutturale lo 0,2% di spese per prevenzione e messa in sicurezza del territorio (tra cui il progetto ‘Casa Italia’) e lo 0,2% per l’accoglienza migranti.
Dall’altra, abbiamo uno Juncker che letteralmente, “se ne frega” delle accuse sulla continuazione delle politiche di austerity, ha commentato il presidente. “L’Italia non smette di attaccare la Commissione a torto e questo non produrrà i risultati previsti”, ha detto parlando ai sindacati europei. Mentre l’Istat ha sottolineato gli aspetti positivi della manovra, l’Ufficio parlamentare di bilancio ha sollevato dubbi sull’esatto ammontare delle cifre contenute nel testo presentato a Bruxelles, rivelandone molte “criticità”. Probabilmente si tratta delle stesse criticità che hanno fatto affermare al commissario Ue agli affari economici, Pierre Moscovici, che sulla manovra italiana “c’è ancora molto lavoro da fare per avvicinare misure e cifre”.
Dunque, a quanto pare, per arrivare a quel deficit dell’1,4% voluto dal Governo italiano la strada da percorrere è ancora lunga. Per questo, Moscovici invita a “raffreddare i toni”, mentre il ministro degli Esteri Gentiloni sottolinea che “certi limiti non vanno oltrepassati”.
Juncker dice che faccio polemica. Noi non facciamo polemica, non guardiamo in faccia nessuno. Perché una cosa è il rispetto delle regole, altro è che queste regole possano andare contro la stabilità delle scuole dei nostri figli – ha affermato il premier – Si può discutere di investimenti per il futuro ma sull’edilizia scolastica non c’è possibilità di bloccarci: noi quei soldi li mettiamo fuori dal Patto di stabilità, vogliano o meno i funzionari di Bruxelles”.
P.M.
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