Ci sono degli indagati nell’inchiesta della Procura di Palermo sulle presunte firme false apposte per la presentazione della lista del M5s alle elezioni comunali del 2012. Il procedimento penale (n.18679/16) non è più a carico di ignoti e, secondo indiscrezioni, sarebbero pronti gli inviti a comparire per gli indagati che saranno interrogati nei prossimi giorni dall’aggiunto Dino Petralia e dalla pm Claudia Ferrari, titolari dell’inchiesta.
E’ mai possibile che il Movimento 5 Stelle abbia presentato 2000 firme false per poter partecipare alle elezioni comunali a Palermo nel 2012?
A chiederselo sono stati quelli de ‘Le Iene’, che nella prima puntata del loro ‘show’ su Italia 1, lo scorso ottobre, hanno sganciato una “bomba” sul MoVimento di Beppe Grillo.
La ‘iena’ Filippo Roma, dopo una segnalazione anonima, ha infatti indagato su presunte irregolarità che i grillini avrebbero commesso nella raccolta delle firme. Sulla vicenda, in realtà, aveva già indagato la Digos nel 2013, ma il procedimento era stato archiviato. Roma, però, è venuto in possesso di documenti inediti. Che ha mostrato, appunto, nel primo servizio della nuova stagione autunnale di Italia 1.
Si tratta di moduli, all’apparenza originali, della raccolta di firme a sostegno dei candidati del M5S per le elezioni. I fogli presentano il logo del M5S, dati identificativi (nome, cognome, luogo e data di nascita, il comune di iscrizione alle liste elettorali, il documento di identità) e firme dei sostenitori. Sono cinque e contengono decine di firme che però, nella parte dedicata all’autenticazione, non sono compilati, cioè mancano del timbro e della firma del pubblico ufficiale. Perché non sono stati consegnati? La stessa documentazione, scrive l’anonimo autore della segnalazione, è stata consegnata anche alla Procura di Palermo e al vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.
All’epoca delle indagini, tra le persone sentite dalla polizia perché informate dei fatti, anche il professore Vincenzo Pintagro che sostiene di essere testimone oculare di una “irregolarità palese”, ovvero la ricopiatura di ben 2000 firme, proprio sotto ai suoi occhi, fatto che spiegherebbe il perché tali fogli siano ancora in circolazione. L’uomo, che nel 2012 era candidato del M5S alle elezioni amministrative, intervistato dalla Iena, ha sottolineato di avere allora ripreso i contraffattori avvertendoli che in quel modo “noi stiamo commettendo tutti quanti un reato, un reato penale”. Le firme erano state falsificate, aveva spiegato il testimone nella puntata, “per un errore formale: uno dei candidati era nato in un luogo ma sul modulo era stata riportata un’altra località. Allora, praticamente, per paura di essere esclusi hanno fatto questo. I falsificatori, sempre a detta del testimone, sarebbero state all’epoca due attiviste M5S, oggi “una è parlamentare a Roma e l’altra è collaboratrice del M5S all’assemblea regionale siciliana”. Isomma, per dirla in breve: lealtà e onestà, in quel caso sono state riposte nel cassetto di un vecchio comò rinchiuso in uno scantinato.
In seguito a queste rivelazioni e alle polemiche successive sulle presunte firme false nelle comunali del 2012 a Palermo, il MoVimento si è spaccato. In un documento una quarantina di attivisti storici e nuovi iscritti al M5s chiedono la sospensione dei parlamentari Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Claudia La Rocca e di estromettere dalle comunarie Samanta Busalacchi e Riccardo Ricciardi, marito della deputata nazionale Loredana Lupo, “per evitare ‘parentopoli'”. Intanto è saltata per “problematiche operative” l’assemblea degli attivisti del M5s in programma ieri sera a Palermo per discutere del ‘caso’ e della scelta dei candidati alle amministrative della primavera prossima. La richiesta di incontro era stata avanzata da un’attivista storico Adriano Varrica, tra i fondatori del meet up palermitano, oggi in lizza per le comunarie. La riunione sarebbe dovuta servire anche per condividere il contenuto di una lettera da inviare a Beppe Grillo, Casaleggio jr e Luigi Di Maio.
A.B.
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