Nell’anno della Misericordia non poteva mancare il perdono. Per l’aborto. A rompere un tabù per i cattolici di tutto il mondo è ancora una volta Papa Francesco, ormai divenuto il simbolo di un nuovo atteggiamento della Chiesa, fatto di apertura, dialogo e comprensione verso il prossimo.
“Perché nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio – si legge nella lettera apostolica Misericordia et Misera – concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto. Quanto avevo concesso limitatamente al periodo giubilare viene ora esteso nel tempo, nonostante qualsiasi cosa in contrario”.
Nel giorno di chiusura del Giubileo della Misericordia, davanti ai 70mila fedeli che si sono riuniti in Piazza San Pietro, il Papa ha esortato a “riscoprire il centro di questo anno, a tornare all’essenziale”. E cosa c’è di più essenziale per un cristiano del perdono, dell’assoluta fiducia di un credente nella misericordia di Dio verso i propri peccati?
“Vorrei ribadire con tutte le mie forze – aggiunge il Papa – che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre”.
Ed infatti il Pontefice si rivolge direttamente ai confessori, che esorta ad andare oltre la norma, a superare il precetto ed arrivare al cuore e all’anima della persona: “Non c’è legge né precetto che possa impedire a Dio di riabbracciare il figlio che torna da Lui riconoscendo di avere sbagliato, ma deciso a ricominciare da capo. Fermarsi soltanto alla legge equivale a vanificare la fede e la misericordia divina”.
In quest’ottica si deve leggere anche l’accenno, nel documento redatto a conclusione del Giubileo, a “nuove disposizioni” per l’assoluzione dei lefebvriani (Fraternità sacerdotale San Pio X), una società di vita apostolica nata in contrasto con il Concilio Vaticano II e tradizionalmente più refrattaria al dialogo interreligioso e l’approccio ecumenico.
Le opere di misericordia sono anche oggi, afferma il Pontefice una “verifica della grande e positiva incidenza della misericordia come valore sociale”, che “spinge a rimboccarsi le maniche per restituire dignità a milioni di persone che sono nostri fratelli e sorelle, chiamati con noi a costruire una ‘città affidabile’.
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